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Set 10 2012

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IL CIELO È IL TETTO DEL VIGNETO, PAROLA DI ANGELO GAJA

Per decenni l’uomo, sull’onda di una crescita economica, sociale e tecnologica esponenziale, ha pensato di poter “piegare” anche il clima alle proprie necessità. E, invece, come dimostrano le ultime, difficili, vendemmie, è ancora il clima a dettare il cambiamento. Ne è convinto uno dei protagonisti di primo piano dell’Italia enoica, Angelo Gaja, che, per prima cosa, mette in guardia dalle previsioni affrettate, quelle che fioccano già da luglio, perché “occorre almeno attendere la fine di agosto, dopo che è ormai iniziata la vendemmia delle varietà di maturazione precoce, per rendersi conto delle perdite di peso causate da calura e siccità, anche se un parziale recupero c’è sempre perché dopo la calura di agosto arriva l’acquata di settembre”. Ma ciò che non bisogna mai perdere di vista è un concetto basilare dell’enologia, cioè che “il vino è un prodotto naturale, e a determinare la quantità d’uva sono le condizioni climatiche, è il cielo il tetto del vigneto. Non è come produrre acciaio, vetro, laterizi, plastica, al riparo delle fabbriche. È un concetto che spesso sfugge alla finanza ed a chi commenta i risultati economici del settore vinicolo. C’è chi teme che il vino italiano venga a mancare, che non se ne produca più a sufficienza per mantenere le quote di export faticosamente guadagnate”.

Export che ha permesso al comparto di sopravvivere meglio di qualsiasi altro settore alla crisi economica finanziaria, ma che “negli ultimi sei mesi ha arrestato la sua corsa ed ha cominciato a flettere, anche se non c’è da preoccuparsi, la perdita si concentra sul vino sfuso, ciò che importa è cogliere l’occasione di una diminuzione dell’offerta, e di un conseguente aumento dei prezzi, per spronare i produttori a migliorare la qualità e ad imparare a vendere meglio”. Insomma, alla fine, tutto dipende dal clima, nella commercializzazione come nella coltivazione della vite, perché in vigna qualcosa dovrà cambiare, “dall’irrigazione anche per i vini a denominazione alla messa in pratica delle conoscenze acquisite in passato, che devono essere rapidamente integrate con quelle della ricerca, della tecnologia e della capacità di osservazione dei viticoltori”.

fonte: winenews

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