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Ott 20 2017

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NUTRIRE IL SUOLO PER UN FUTURO SOSTENIBILE

Da venerdi 20 a domenica 22 ottobre a Gandino master europeo del metodo biointensivo

Esperti da ogni parte a Gandino per il primo master europeo del Metodo Biointensivo, di cui fu pioniere il compianto Ivan Moretti.

Docenti dal Messico per certificare i primi “maestri” d’Europa.

Un metodo legato all’agricoltura organica sostenibile su scala familiare, per “nutrire il suolo e coltivare un futuro migliore”. E’ in programma da venerdì 20 a domenica 22 ottobre a Gandino il primo master europeo del Metodo Biointensivo, promosso dalla Comunità del Mais Spinato di Gandino.

“E’ il coronamento di un percorso che parte dal lontano – spiega Angelo Savoldelli, responsabile didattica della Comunità del Mais Spinato di Gandino – di cui fu attivo divulgatore il compianto Ivan Moretti, morto nell’agosto 2015 in un tragico incidente stradale. Il metodo biointensivo si basa su un concetto di sostenibilità totale.  In esso il suolo è centrale: non solo non è sfruttato, ma è addirittura nutrito affinché produca maggiormente rispetto ai sistemi convenzionali”.

Grazie a lezioni teoriche e pratiche si potranno approfondire filosofia e tecnica di un metodo semplice e rivoluzionario applicabile anche nel piccolo orto di casa. Particolarmente qualificati gli istruttori certificati che seguiranno i corsisti: si tratta di José Agustin Macias e Marisol Tenorio, giunti in questi giorni dal Messico.

Il Metodo Biointensivo è basato come detto sul concetto che la coltivazione ha sì lo scopo di nutrire le persone, ma deve nel contempo anche nutrire il suolo e ad esso restituire quanto in eccesso sotto forma di compost, in modo da eliminare in toto l’utilizzo di fertilizzanti e garantirsi una prolungata produzione sostenibile. “L’energia utilizzata – sottolinea Savoldelli – è quella dell’uomo, che lavora il suolo con una doppia escavazione iniziale, per complessivi 60 centimetri di profondità. Le radici trovano più risorse, anche in caso di siccità, si evita la ramificazione superficiale e le piante sono fra loro più vicine. Con una “cama” di dieci metri quadrati (è il letto di coltura base del metodo, 8 metri di lunghezza per 1,25 di larghezza) si possano ottenere raccolti di quattro volte superiori, con un risparmio d’acqua che supera l’80 per cento”.

Il Corso europeo di certificazione segue le esperienze locali di questi anni ed anche l’iniziativa del 2015, organizzata a Bergamo dalla Comunità del Mais Spinato in occasione di Expo. I corsisti disporranno di un prezioso sussidio: la versione in italiano (ad oggi unica) del manuale base del Metodo Biointensivo scritto da John Jeavons e Karol Cox, tradotta dalla Comunità del Mais Spinato grazie ad un progetto didattico che ha coinvolto negli anni scorsi l’Istituto Romero di Albino.

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