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Giu 13 2010

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ASSAPORARE LA VITA AMARE LA TERRA

 Un lavorìo paziente, minuzioso e ostinato,  a tratti estenuante, a tratti gioioso precede il gran giorno che…infine… arriva.
La sala vuota e silenziosa moltiplica i mille interrogativi che si affacciano sulla calura del pomeriggio e si somma alla temperatura emozionale, già alta di suo.
Giunge la delegazione di Bra, i larghi sorrisi di Carlo, Silvio e Gianluca sono salutare brezza che attenua e tonifica.

Sul palco saluti e un lieve pensiero a  due compagni di strada che hanno intrecciato le loro vite dentro, fuori ed oltre le vicende dell’Associazione ben a di là dei confini della terra bergamasca: Gino Veronelli e Carlo Leidi.

Gianluca Bocchi, eminente filosofo della scienza, uscito dalla fucina  delle idee che ha forgiato i Morin, i Ceruti, i Capra (solo per citare alcuni dei pensatori che fanno dell’approccio sistemico ed olistico la chiave delle loro riflessioni), introduce il Nostro entrando con densità ed acume nel vivo dei temi che l’ultimo libro di Carlin, TERRA MADRE, solleva ed affronta.
Carlin con placido ed inarrestabile incedere intesse la fitta e sontuosa tela della sua affabulazione. I nodi da cui si dipana la matassa è il paradosso di cui al sottotitolo del libro: come non farci mangiare dal cibo.
Perché la produzione del cibo, con i dettami dell’agro-industria, mangia terre e mari, mangia  specie vegetali ed animali, mangia storia e tradizioni, mangia aria ed acqua, mangia popolazioni e saperi, mangia felicità, salute e bellezza.
La bellezza e il bisogno di bellezza che questo nostro Bruttopaese ha seppellito sotto colate di ignavia e stupidità prima che di cemento.
Ah se J.Ruskin tornasse mai a calcare i suoli della penisola…
E la declinazione del diritto di tutti al cibo buono, pulito e giusto non può non essere coniugata al  diritto a bello.
Così come un cibo non può essere buono se non fa bene anche alla Terra e soprattutto a chi la coltiva, così non c’è piacere se non c’è bellezza, se non c’è condivisione, se non c’è la ‘fraternité’ che riassume in sè ‘libertè ed egalitè’.
Riceviamo un corroborante e sapido vademecum per un’ Viaggio nella vita’ .
La terragna concretezza a cui Carlin ci ha abituati  rende accattivante e convincente, in alcuni passaggi commovente, il suo argomentare.  Il suo stesso viso incarna i colori delle terre di langa, le pieghe delle sue espressioni ricordano i solchi e i corrugamenti dei cru del suo nebbiolo.
Tra i piaceri di cui siamo alfieri occorre aggiungere il piacere dell’ascolto, quando i teoremi della complessità sono snocciolati da Petrini.
Un’orazione civile come non era dato di sentire dai tempi di un grande della cultura del Novecento italiano: Pier Paolo Pasolini,  non a caso citato per lucidità e lungimiranza.
A qualcuno in sala viene anche in mente la passione politica di Enrico Berlinguer, ultimo leader di quell’”amata sinistra”, altra citazione, che molto ha smarrito che molto si è smarrita.
Non era necessario che Carlin auspicasse  il bisogno di intelligenza affettiva: il suo discorso ne era talmente impregnato che risulta difficile per tutti accomiatarsi e lasciare un’occasione alta, piena, ricca di tensione emotiva.
Il fresco della sera di un giugno odoroso ci accoglie nella sobria eleganza del luogo.  Mentre ci si scambiano impressioni e ritorni della conferenza, abbiamo tempo e modo di addentrarci nel clima del convivio che ci attende grazie ai profumi intensi di un sauvignon suadente che Zamò in persona racconta qui e là.
Assortiti i tavoli, dopo aver lasciato con un poco di rimpianto il piacevole dehors,  attrezziamo i sensi ad iniziare con una crema di fagioli di Pigna e un croccante filetto di triglia che scioglie ogni eventuale resistenza. I tocchetti di limone candito costituiscono un indovinato ponte verso la composta acidità e mineralità di questa lodevole interpretazione del blasonato vitigno friulano.
Francesco Cerea fa gli onori di casa, Chicco è Oltremanica a rappresentare l’eccellenza gastronomica italiota in una grande appuntamento internazionale.
Marco, fiero produttore dello ‘stracchino a munta calda’ candidato Presìdio, saluta con la voce strozzata l’arrivo di un attesissimo risotto con il suo stracchino: delizia assoluta.
La fonduta che galleggia entro  sponde di riso è semplicemente sublime.  Chicco, non appena ricevuti i campioni del prodotto, aveva espresso, a proposito degli stracchini, la sua meraviglia. Il piatto ne restituisce amplificata l’incommensurabile bontà.
Fuori programma, carpita la grande impressione destata dai formaggi, Francesco ci fa arrivare in tavola gli stracchini di Celina e Melchiorre che completano la triade dei ‘Magi’ della serata. Altri magi compongono la nutrita squadra che esordirà al Salone il prossimo ottobre, l’ abbiamo presentata e presenteremo in una fitta serie di eventi, i nostri casari sapientemente continuano a far uscire dalle loro mani un formaggio di eccellenza che non teme confronti e merita attenzione, giusto riscontro e valore.
Il Tocai di Zamò (possiamo continuare a chiamarlo così nei nostri contest?) sembra creato apposta per il piatto: un  matrimonio perfetto.
Un rincorrersi di suggestioni sensoriali che colma di soddisfazione.
Segue un prezioso merluzzo nero squisito nella sua disarmante semplicità, si fa perdonare la provenienza non esattamente a km zero, la panzanella di verdure che lo accompagna è un tintinnio di sapori che frastorna.
Il piacevole pellegrinaggio tra i tavoli restituisce il completo successo della serata, mette a tacere anche l’ultimo strascico di sterile pauperismo, di quello che non fa male ai ricchi e non porta nulla ai poveri, che aveva vagamente insinuato qualche piccolo mal di pancia in merito alla scelta della sede da abbinare alla conferenza.
We insist: il piacere e il bello non vorremmo lasciarlo appannaggio esclusivo di chi ha un florido conto in banca, solido o virtuale che sia!
Ma non è ancora tutto: quando ci accostiamo al millefoglie al pistacchio è l’apoteosi, la sua squisita fattura riesce ad oscurare il florilegio di piccole dolcezze che, pure, si distingue per la raffinata piacevolezza.
Un tripudio.
Lasciamo la serata tra gli abbracci e qualche moto di commozione.
La collaborazione tra Slow Food e Da Vittorio  ha ancora molto da dare, a noi, ai produttori dei Presìdi, a chi sa cogliere la magnifica occasione che un supporter di questa qualità, ancorché pluristellato, può rappresentare nel lungo percorso verso la diffusione dei cibi buoni, puliti e giusti.
Il saluto della signora Bruna, come sempre di austera eleganza, chiude un evento da cui è stato difficile congedarsi.

(Lorenzo Berlendis)

 

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