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Ott 22 2010

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(senza titolo)

Il discorso di Carlin Petrini all’apertura del Salone del Gusto

Un’agricoltura nuova, diversa. Un’agricoltura 2.0 nel futuro del mondo.  Come il web 2.0 rappresenta il rinnovamento di internet, ha spiegato, così l’agricoltura 2.0 deve essere figlia di un rinnovamento culturale, dove il cibo non sia più semplice merce, dove in “cabina di regia” non ci sia la distribuzione che impone i prezzi e non remunera i contadini a sufficienza.

Un’agricoltura fatta da una rete mondiale di produttori. Basta con la mercificazione, che punta alla convenienza per il consumatore-cliente tramite la politica dei prezzi stracciati, che fa perdere di vista il valore che sta dietro al cibo. Per trasformare il cibo da merce-prezzo a valore-cultura servono allora tre elementi: un processo educativo e informativo, che aiuti i giovani a conoscere il valore della produzione alimentare e a capire che serve meno quantità e più qualità. Poi una progettazione che riporti i giovani alla terra, bisogna far sì che la tradizione, base necessaria per la qualità, non sia più “reazione” alle nuove tecnologie, ma al contrario bisogna unire scienza e saperi antichi. Per questo servono investimenti, meno burocrazia e più fiducia, cioè un accesso più facile al credito, perché la terra non sia più appannaggio della vecchia speculazione edilizia o di quella nuova del fotovoltaico, che toglie i terreni all’agricoltura. Il futuro è, allora, il dialogo tra scienza e saperi tradizionali, è l’economia e l’agricoltura locale, è la difesa degli ecosistemi e del paesaggio, è l’accorciamento della filiera. Non si tratta, spiega Petrini, di produzioni “di nicchia”, per un’élite ricca. Si tratta di abbattere i muri che, oggi,costringono chi ha minor reddito ad accontentarsi di cibi industriali di bassa qualità.

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