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Dic 08 2016

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100 CENE PER SLOW WINE

Per la serata 100 cene per slow wine abbiamo visitato il ristorante N.O.I. a Bergamo. Nuovo Ristorante di cui tutti ne parlano bene: piatti estrosi e mai banali

Riportiamo l’articoli di Roberto Vitali pubblicato il 5 dicembre su Italia a Tavola.

I piatti di Tommaso Spagnolo, cuoco del ristorante N.O.I. a Bergamo, sono insoliti e non banali. C’è grande attenzione alla qualità delle materie prime, il che è fondamentale per mangiar saporito e salutare.

L’occasione per entrarci mi è stata fornita da Slow Food Valli Orobiche (attivissimo delegato l’architetto Silvio Magni) e devo subito ammettere che qualcosa di nuovo e interessante è nato a Bergamo (gastronomicamente parlando, s’intende). In questo piccolo ristorante di via Pitentino (si chiama N.O.I., che sta per Nuova osteria italiana), con appena 40 coperti al massimo (ma c’è anche un dehors interessante che funzionerà dalla primavera prossima) si può scoprire la personalità del cuoco ventinovenne Tommaso Spagnolo, che a Bergamo ancora pochi conoscono perché le sue esperienze in cucina le ha avute per qualche anno presso famiglie altolocate e in locali di prestigio negli Usa, a Londra e in Italia. 

Tanto per citarne qualcuno: il Dinner a Londra (classificato uno dei migliori 50 ristoranti al mondo), Eleven Madison Park a New York, Da Caino a Montemerano nel Grossetano, nella Bergamasca Da Vittorio, Frosio e Il Saraceno. Dopo tanto girovagare per il mondo, nasce la voglia di tornare nella sua Bergamo, dove lo aspettava un amico della prima ora, compagno di buone mangiate e bevute, con cui aprire questo locale in via Pitentino: Guido Gherardi, 30 anni, esperto in accoglienza e turismo, titolare del Cityhub di piazzale Marconi, primo esempio in Italia di ufficio turistico privato, cui si affianca il Cityhub Real Estate di via Broseta per le contrattazioni immobiliari.

Questo il “credo” dei due baldanzosi giovanotti: «Da N.O.I. mangiate l’Italia, sentite Bergamo e il suo territorio, riscoprite talvolta sapori lontani. Non siamo fissati con il biologico, lo diamo per scontato, nel limite del possibile. Vogliamo sostenere il territorio senza dimenticare il gusto».

Dopo la cena cui ho partecipato con Slow Food in occasione della presentazione della Guida Slow Wine 2017 (presente anche la delegata di Treviglio, Barbara Schiavino), si può subito scrivere che i piatti di Spagnolo sono insoliti e non banali, con grande attenzione alla qualità delle materie prime, il che è fondamentale per mangiar saporito e salutare. 
Mi limito a citare il menu delle sei portate-assaggio alle quali sono stati abbinati sei vini selezionati con ottimo punteggio dalla Guida Slow Wine: cavoletti di Bruxelles e patate viola; rapa rossa, robiola di Roccaverano, senape e mela renetta; insalata di lenticchie, castagne e melagrana con yogurt ed erba cipollina; spiedino di lumache, polentina alla salvia, pasta e fagiolo zolfino con guanciale; guancia di vitello, sedano rapa, verza e arancia. Già da queste denominazioni di piatti si può intuire la varietà di soluzioni che l’estro e la preparazione di Spagnolo sanno preparare.

Non aggiungiamo altro…

Alcune immagini

i piatti

i partecipanti

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