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Feb 14 2013

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L’AMBIENTE ASSENTE DALLA CAMPAGNA ELETTORALE

L’Italia è all’avanguardia nella ricerca ma i temi ambientalistci mancano nella campagna elettorale. “Green 3.0.” di Guandalini e Ukmar racconta le esperienze italiane più significative

Comuni, musei, semplici cittadini aderiscono alla campagna M’illumino di meno, lanciata dalla trasmissione radiofonica Caterpillar di Radiorai2 e che, col suo successo dilagante, di anno in anno registra un numero impressionante di adesioni. Segno di una sensibilità sempre più diffusa tra la cittadinanza, l’imprenditoria e le amministrazioni locali verso i temi ambientali, cui non corrisponde però un’adeguata risposta politica a livello nazionale. Nella campagna elettorale l’ambiente è la cenerentola dei dibattiti e dei programmi. E dello stesso parere sono Maurizio Guandalini e Viktor Uckmar, curatori del volume Green 3.0. Italia più verde meno spread (Mondadori università, 2012, pp. 349) che hanno raccolto in un testo collettaneo le più significative esperienze italiane del mondo green.

Si scopre una varietà sorprendente: un protopascolo fotovoltaico, cioè una distesa di pannelli sollevati dal suolo, in modo da non distruggere il terreno che resta utilizzabile per il pascolo; le novità nella bioedilizia, come il mattone fatto di canapa che riscopre l’antico, insomma si riciclano anche le idee e non solo i materiali; il bioetanolo di II generazione, quello ottenuto dagli scarti, non dai prodotti primari come la canna da zucchero.

Un mondo di sperimentazioni e prototipi creativi cui però manca ancora la dimensione di sistema. Un problema non nuovo nella storia di questo paese che rischia però di soffocare una risorsa economica decisiva per l’uscita dalla crisi. Lo riconosce anche il ministro Clini nella prefazione, quando lamenta la scarsa rappresentanza delle imprese green ai tavoli di trattative con il governo.

Eppure i numeri parlano chiaro: la messa in sicurezza del territorio è una misura di prevenzione dal costo di 40 miliardi di euro l’anno – stima Clini – mentre le spese per intervenire sui danni da dissesto territoriale sono oggi tre volte più alte. E ancora, l’Italia, povera di materie prime, è seduta su un tesoro inutilizzato – scrivono Guandalini e Ukmar – i propri rifiuti. L’Italia è il terzo paese europeo per il mercato dei rifiuti urbani, ma solo il 33 per cento è riciclato, il 14 per cento diventa combustibile, mentre il 53% finisce in discarica. E invece per ogni 10.000 tonnellate di rifiuti che passassero dalla discarica al compostaggio e al recupero si creerebbero 10 nuovi posti di lavoro.

Ma prima di tutto ci vuole un parlamento più verde.

Fonte: Europa – 14 febbraio 2913 by Silvia Orlando

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