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Lug 17 2014

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RISO ITALIANO IN PERICOLO

Nel 2014, l’import di riso dalla Cambogia fa crollare del 22% la produzione in Italia, con una riduzione di oltre 15.000 ettari di risaie. Un danno economico che mette a rischio la salute dei consumatori, e che causa un allarme sanitario alla settimana. A lanciare l’allarme, la Coldiretti, nel bel mezzo della battaglia del riso, che si è spostata a Roma dove agricoltori e mondine dalle campagne delle principali regioni di produzione sono arrivati per manifestare davanti al Ministero delle Politiche Agricole con la distribuzione del vero riso italiano.

Pare che l’accordo Everything But Arms (Tutto tranne le armi) che ha portato all’azzeramento dei dazi ha favorito l’insediamento di multinazionali in Paesi meno avanzati dove hanno fatto incetta di terreni e si coltiva riso senza adeguate tutele del lavoro e con l’utilizzo di prodotti chimici vietati da decenni nelle campagne italiane ed europee. Per questo dopo la mobilitazione sul territorio, una delegazione di produttori rappresentativa di tutte le regioni guidata dal presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo ha portato al Ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina un campione di riso importato dalla Cambogia per chiedere che vengano fatti controlli qualitativi dopo che nel primo semestre 2014 il sistema di allerta rapido Europeo (Rasff) ha effettuato quasi una notifica a settimana per riso e prodotti derivati di provenienza asiatica per la presenza di pesticidi non autorizzati o che superano i limiti ammessi di residuo e assenza di certificazioni sanitarie.

“Gli agricoltori hanno lasciato le risaie dal Piemonte alla Lombardia, dal Veneto all’Emilia Romagna fino in Sardegna per dire basta alla concorrenza sleale provocata dalle speculazioni sulle importazioni del riso cambogiano che in Italia sono aumentate del 360% nel primo trimestre. Dallo sfruttamento in Asia alle speculazioni in Europa dove il riso indica lavorato cambogiano arriva in Italia ad un prezzo riferito al grezzo inferiore ai 200 euro a tonnellata, pari a circa la metà di quanto costa produrlo in Italia nel rispetto delle norme sulla salute, sulla sicurezza alimentare e ambientale e dei diritti dei lavoratori. Le varietà importate dalla Cambogia appartengono al gruppo degli indica con chicchi snelli e di forma allungata, e sono indicati per risi bolliti, insalate, contorni che in Italia vengono utilizzati molto come riso parboiled nei risotti o insalate di riso particolarmente consumati durante l’estate. Con rischi anche per i consumatori perché la produzione straniera può essere spacciata come nazionale non essendo obbligatorio indicare in etichetta l’origine nelle confezioni in vendita.

L’Italia è ancora il primo produttore europeo di riso su un territorio di 216.000 ettari con un ruolo ambientale insostituibile e opportunità occupazionali ma situazione sta precipitando e a rischio c’è il lavoro per oltre 10.000 famiglie tra dipendenti ed imprenditori di lavoro nell’intera filiera.

Il riso Made in Italy è una realtà da primato per qualità, tipicità e sostenibilità che va difesa, con l’obbligo di indicare in etichetta la provenienza, la pubblicità dei nomi delle industrie che utilizzano riso straniero, l’applicazione della clausola di salvaguarda nei confronti delle importazioni incontrollate, ma anche l’istituzione di una unica borsa merci e la rivisitazione dell’attività di promozione dell’Ente Nazionale Risi.

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