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Feb 04 2015

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SLOW FOOD ITALIA E IL PADIGLIONE DELLA BIODIVERSITÀ ALL’EXPO

CATENACCIO:
La complessa partita giocata da Slow Food a proposito di Esposizione Universale iniziò nel 2008. Carlo Petrini, insieme ad altri intellettuali, lanciò l’idea di un grande Parco Agroalimentare Planetario. Proposta che, oltre il suo grande valore visionario, evocativo e progettuale, era concepita per ridurre al minimo i rischi di speculazione sulle aree di Expo

di Lorenzo Berlendis*

Con una sofferta successione di prese di distanza e riavvicinamenti si è giunti a fine 2013 con la manifestazione definitiva di interesse da parte di Slow Food perché fosse affidata all’Associazione la gestione, in assoluta autonomia e libertà sui contenuti, di un’area tematica denominata “Piazza della biodiversità”. Decisione che ha conosciuto un approfondito dibattito interno e che ha visto pronunciarsi all’unisono tutti i livelli associativi: internazionale, nazionale, locale. Il relativo contratto, dopo un interminabile andirivieni originato e dalla sua complessità intrinseca e dalla richiesta tassativa della nostra associazione di assoluta trasparenza e correttezza delle procedure, è stato siglato dall’A.D. di Società Expo, nella sua versione definitiva, lo scorso 1° dicembre.

EXPO OCCASIONE IMPERDIBILE Tutte le articolazioni associative, si è detto, hanno condiviso la decisione di non stare alla finestra, a maggior ragione a seguito delle vicende richiamate e dal profilarsi di un evidente rischio di snaturamento dei presupposti iniziali. Rischio percepito con grande disagio e palesatosi nell’assenza di idee forti e capaci di misurarsi con le sofferenze dell’umanità e del pianeta. Sofferenze che meritano, a partire da Expo, un’inderogabile svolta. La politica tutta, il mondo della ricerca e delle scienze, devono interrogarsi su quali siano i passi concreti e immediati perché si inverta il trend che vede la penuria di cibo, a fronte di una sua conclamata sovrabbondante disponibilità, affliggere tuttora quasi un miliardo di abitanti della Terra. La bestemmia dello spreco di cibo, che ha raggiunto percentuali da capogiro – siamo quasi al 40%, lo sperpero della risorsa acqua nelle monocolture agricole, uguali a se stesse in ogni angolo del pianeta, completano un quadro emergenziale che deve trovare, a partire da Expo, percorsi di soluzione. Fame e spreco non sono incidenti di percorso, storture del sistema, quanto meccanismo “economico” fondamentale. Sono funzionali per mantenere una bassa e omologata qualità degli alimenti perversamente intrecciata al basso riconoscimento del valore del lavoro agricolo e del valore di mercato del cibo alla fonte, esplicitato nella quota infinitesimale garantita a chi il cibo lo produce. Cibo che continua a essere equiparato a merce, ridotto a “commodity”, strumento nelle esclusive mani di poche oligarchie finanziarie che determinano cosa, come, quanto mangiare a livello globale. Alle aberrazioni di questo sistema vanno date risposte convincenti e cogenti, non si può ulteriormente accettare il perpetuarsi di questi squilibri, di queste ingiustizie che si accompagnano alla progressiva scomparsa della biodiversità planetaria. Ne abbiamo perduta una consistente fetta: oltre il 70% nell’ultimo secolo. Biodiversità vegetale, animale, alimentare che, irrimediabilmente, non potremo più consegnare alle generazioni future. Frutti ed erbe, ricette e preparazioni, specie e varietà che i nostri figli avranno negate. Slow Food sarà ad Expo per produrre domande, sollecitare risposte, intessere proposte educative insieme a tutte le associazioni internazionali attive nell’Expo dei Popoli, quella rete enorme di intelligenze ed esperienze sul campo che interagiscono a livello globale, per cambiare il futuro del pianeta a partire dai progetti di solidarietà, sovranità alimentare e autodeterminazione, quelle forze sociali che per prime hanno connesso indissolubilmente cibo e diritti, cibo e democrazia, cibo e legalità, e che rappresentano la quarta potenza mondiale. Slow Food sarà presente per contribuire a scongiurare il consolidarsi di un grande “luna park” del cibo, un non luogo senz’anima, incapace di misurarsi con le sfide di cui sopra. Sarà a Expo anche per mostrare quanto sia salutare e necessario uno scatto di dignità per mostrare un Paese sano, bisognoso di speranza. Un Paese, quale è il nostro, che tanto può dire e tanto può dare come capacità di attenzione a biodiversità, cultura alimentare e qualità delle filiere. Filiere capaci di connettere bontà dei cibi, tutela di paesaggio e comunità rurali con accoglienza conviviale e con salvaguardia di un patrimonio storico e artistico unico al mondo.

PIAZZA DELLA BIODIVERSITÀ Quello della Biodiversità, sarà il contenuto-guida attraverso il quale esemplificare la mission “politica” di Slow Food, in effetti quello che ha sempre fatto e farà, vale a dire Terra Madre. Terra Madre è la sfida, la prospettiva capace di invertire i paradigmi e mostrare nel concreto che un nuovo modo di nutrire il pianeta è possibile. Le enormi ricchezze che storia, culture e popoli hanno disseminato nei territori costituiscono un giacimento di saperi, conoscenze e tradizioni che possono essere la base per costruire una risposta concreta alla crisi attraverso la centralità del cibo. L’approccio a un nuovo modo di interpretare il cibo come possibile motore di cambiamento. Pratica che è consolidata a partire dalla scommessa di una rinascita, su presupposti innovativi, di un sistema alimentare fondato su un’agricoltura di piccola scala, di prossimità, gestito dalle comunità locali. Idea forza su cui si basano il progetto degli Orti in Africa, dei Presìdi, dell’Arca del Gusto, e si ritrova nella rete dei Mercati della Terra, nell’Alleanza dei Cuochi e delle Osterie, nei percorsi di valorizzazione del nuovo artigianato del cibo, dei negozi di prossimità e vicinato, nelle nuove forme di distribuzione consortile centrate sulla de-intermediazione.
Il percorso interattivo nella Piazza della Biodiversità gestito da Slow Food, in collaborazione con la Fondazione Slow Food per la Biodiversità Onlus e con l’Università di Scienze Gastronomiche, si propone di fornire una risposta a “come nutriremo il Pianeta nel futuro”, offrirà al visitatore il risultato di una riflessione che ha accompagnato la storia trentennale dell’associazione: un percorso che è passato dall’iniziale approccio enogastronomico a un approccio olistico e internazionale, capace di mettere insieme istanze sociali, ambientali ed economiche.
Nella Piazza della Biodiversità, un’area di 3.500mq, lo spazio Slow Food sarà allestito con materiali interamente biodegradabili, sarà ospitato in una struttura bio-compatibile progettata dallo studio Herzog-De Meuron, concepita con un sistema modulare smontabile e ricomponibile altrove, per cui interamente ricollocabile a servizio delle Comunità locali in orti o scuole, perché no in qualche comunità di Terra Madre.
In diversi cicli temporali consentirà di far vedere, conoscere, capire e “mangiare” la biodiversità, attraverso le varietà locali, nazionali, internazionali di latte e formaggi. Essi costituiranno la lente attraverso la quale verrà dato conto di un’enorme variabilità di razze, lavorazioni, tradizioni, prodotti, agricolture. Ciò che l’uomo ha elaborato in millenni attorno alle attività agricole primarie. Dalle Orobie all’Asia, dai Balcani all’Etiopia: sarà articolato in un percorso a più tappe in cui il visitatore scoprirà il valore della biodiversità agroalimentare, cioè la biodiversità delle razze animali, dei vegetali che in tutto il mondo sono impiegati nella produzione del cibo, ma anche la biodiversità dei trasformati (formaggi, salumi, pani…) che i saperi tradizionali hanno preservato e che sono a forte rischio di estinzione, come conseguenza dell’industrializzazione dei processi di produzione alimentare e della globalizzazione, e che Slow Food tutela con i suoi progetti. Successivamente il visitatore  esplorerà la varietà dei prodotti protagonisti della biodiversità agroalimentare del nostro pianeta grazie a una grande varietà di stimoli sensoriali (video, tabelloni interattivi, grafici, allestimenti) ma anche degustazioni, osservazione di alcune fasi della produzione dei cibi. Acquisirà, al termine del percorso, consapevolezza di come sia necessario adottare nuove abitudini di consumo. Grazie a un itinerario a tappe, in cui ogni sosta si trasformerà in un’indicazione, un consiglio, una suggestione per impostare in modo diverso, più sano, sostenibile, giusto, le proprie pratiche alimentari, perverrà alla necessità di investire le proprie scelte di acquisto di un forte senso etico.
L’ambizione del percorso strutturato è quella di accogliere uno spettatore-consumatore e restituire, dopo l’esperienza, un attore-coproduttore.

FUORI EXPO Slow Food sarà anche fuori Expo. La vetrina eccezionale di Expo, al di là di numeri e provenienze dei visitatori nei cluster di Milano, può consentire di dare rilievo ai progetti generati e consolidati nei territori in Lombardia, in Italia, nel Mondo, dalle comunità di Terra Madre. Portare nei territori la parte più attenta e consapevole dei visitatori per far loro saggiare con mano di cosa si sta parlando, a proposito di qualità alimentare unita a sostenibilità ambientale ed economica, costituirà nel contatto diretto con contadini e pastori, pescatori e artigiani dei Presìdi e dell’Arca del Gusto, con i protagonisti delle Alleanze che fanno capo a Orti, Mercati della Terra, Osterie un ulteriore fronte di caratterizzazione della presenza di Slow Food in Expo.

*Vice Presidente Slow Food Italia

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