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Giu 01 2016

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LATTE E FORMAGGI DAVVERO MADE IN ITALY

Arriva l’obbligo (storico) dell’etichetta

Via libera all’obbligo di indicare in etichetta la provenienza del latte e derivati annunciato dal premier Matteo Renzi e dal ministro delle politiche agricole Maurizio Martina in occasione della Giornata nazionale del latte a Milano, in vista del Milk World Day celebrato dalla Fao in tutto il mondo. 

«Siamo davanti a un passo storico che può aiutare tutto il sistema lattiero caseario italiano». Sono le parole del ministro dell’Agricoltura Maurizio Martina che ha annunciato il decreto che obbliga l’indicazione dell’origine del latte.

Il provvedimento in particolare prevede che il latte o i suoi derivati dovranno avere obbligatoriamente indicata l’origine della materia prima in etichetta con le seguenti diciture: «Paese di mungitura: nome del paese nel quale è stato munto il latte»; «Paese di confezionamento: nome del paese in cui il prodotto è stato confezionato»; «Paese di trasformazione: nome del paese nel quale è stato trasformato il latte». È quanto spiega il Mipaaf, nel sottolineare che «qualora il latte o il latte utilizzato come ingrediente nei prodotti lattiero-caseari, sia stato munto, confezionato e trasformato, nello stesso paese, l’indicazione di origine può essere assolta con l’utilizzo di una sola dicitura: ad esempio «ORIGINE DEL LATTE: ITALIA».

«Parliamo di un settore che nel suo complesso vale più di 20 miliardi di euro e che vogliamo dotare di ancora più strumenti per competere – spiega il ministro bergamasco – Ci sono analisi che dimostrano la propensione dei consumatori anche a pagare di più per un prodotto che sia d’origine italiana tracciata. Con questo decreto sarà possibile sfruttare questi spazi, perché finalmente i consumatori potranno essere pienamente informati. L’indicazione chiara ed evidente dell’origine della materia prima è un elemento cruciale per valorizzare il lavoro di più di 34mila allevatori che rappresentano il cuore pulsante di questo settore. Il nostro impegno per salvaguardare il loro reddito è quotidiano e spingiamo perché ci sia un ulteriore rafforzamento dei rapporti di filiera nel nostro Paese. Lavoriamo ancora a Bruxelles perché questa sperimentazione apra la strada ad un passo europeo ancora più forte».

fonte: L’Eco di Bergamo, 01.06.2016

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