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Nov 01 2019

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A PROPOSITO DI BUONO PULITO E GIUSTO: UVA DA TAVOLA IN CRISI

Prezzi ai produttori sotto i costi di produzione, e decuplicano al consumo

La denuncia della Cia-Agricoltori Italiani: nel mirino le inefficienze della filiera. “Indispensabile dialogare con la gdo”. Mentre i consumi calano

Fino 6 euro al chilo al consumatore, partendo, spesso, da 60 centesimi di euro al viticoltore: c’è una differenza di 10 volte tra il prezzo finale al consumo dell’uva da tavola italiana e quanto riconosciuto ai produttori: la denuncia arriva dalla Cia-Agricoltori Italiani, secondo cui “le inefficienze della filiera dell’uva da tavola stanno mettendo in crisi un comparto strategico per l’agricoltura italiana, danneggiano esclusivamente agricoltori e consumatori. La campagna 2019 si sta rivelando molto complessa nelle principali regioni produttrici del Paese, Puglia e Sicilia (rappresentano il 90% dei 46.000 ettari coltivati) e rischia di compromettersi ulteriormente nei prossimi giorni”.

Le aziende, sottolinea la Cia, “lamentano una remunerazione che non copre i costi di produzione e si attesta sui 0,60 centesimi al chilogrammo per le varietà tradizionali e sugli 0,80/1,10 per quelle senza semi. L’uva da tavola ha come canale unico di sbocco gli scaffali della Grande Distribuzione Organizzata (Gdo), dove arriva con un ricarico vertiginoso, attestandosi in media sui 3,50 euro che in taluni casi possono diventare 6. Vale a dire, fino a 10 volte di più di quando riconosciuto all’azienda agricola, che lavora sottocosto e senza un giusto compenso rischia il collasso. Molto spesso i produttori sono costretti a lasciare sulle piante i prodotti del loro lavoro”.

A complicare i problemi che depauperano la redditività della viticoltura, spiega ancora l’organizzazione, c’è il calo strutturale dei consumi di uva da tavola. Gli ultimi dati Ismea relativi al periodo luglio 2018 – giugno 2019 indicano una contrazione della spesa del 9%.

 “È indispensabile riprendere il dialogo con la gdo per neutralizzare le troppe speculazioni e impedire le inefficienze lungo la filiera, che pesano solo su produttori e consumatori. Ed è necessario sostenere e stimolare il consumo di prodotto italiano. Chiediamo al Ministro delle Politiche Agricole Teresa Bellanova di dare maggior vigore alla campagna di promozione istituzionale per l’uva da tavola nei punti vendita, promossa da Ortofrutta Italia. E ancora, è essenziale investire più sforzi e risorse sull’export, dove l’Italia gioca da protagonista ed è quinta nel mondo, con spedizioni per 700 milioni di euro (preceduta dagli Usa). I mercati di sbocco principali sono i Paesi dell’Unione europea che assorbono in media al 90% delle esportazioni complessive, ma la concorrenza è altissima: dalla Turchia al Brasile, Perù, Cile e Sudafrica. Occorre, pertanto, un impegno istituzionale forte per aprirsi a nuovi mercati su un prodotto strategico per l’agricoltura italiana, anche su destinazioni come la Cina”. Fonte: WineNews, 31.10.2019

 

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