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Mar 20 2022

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CARLO PETRINI: LA CURIOSITÀ DEI GIOVANI PER IL VINO SALVERÀ IL MONDO

Oggi ragazzi e studenti vogliono sapere che storia c’è dentro un bicchiere, i sistemi di allevamento della vite e soprattutto desiderano preservare il suolo dai concimi chimici. Lo stesso spirito che animerà il festival Sana Slow Wine, a Bologna dal 27 al 29 marzo

Ho la fortuna di confrontarmi con tantissimi ragazzi tutti i giorni, anche perché il mio ufficio è all’interno dell’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo. Ebbene, mi stupisce e mi affascina, tra le altre cose, il rapporto che i giovani hanno con il vino. Noto in loro una curiosità che ai miei tempi non era di casa. Rosso o bianco era il discrimine principale, i più avveduti e curiosi si inerpicavano sulle vicine colline di Langa, poi, per conoscere i vignaioli e assaggiare le loro bottiglie. Ma anche in quel caso ci si limitava al buono non buono. Ora, tutto è cambiato. Il desiderio è quello di entrare nel bicchiere che si rotea tra le mani: il vitigno, il terroir, la cantina e poi il sistema di produzione.

Alcune volte tutta questa attenzione sui lieviti usati, o altre minuzie fa un po’ sorridere, soprattutto a chi ha avuto la fortuna di frequentare personaggi come Bartolo Mascarello o i grandi vecchi di Francia. Invece, mi fa ben più pensare l’attenzione a tematiche imprescindibili quali la sostenibilità ambientale e i sistemi di allevamento della vite. È entusiasmante notare come sia sempre più centrale il fatto che si sia usato il diserbante o meno tra i filari, oppure l’attenzione che il vignaiolo pone nel preservare la vitalità dei suoli rifiutando i concimi chimici o di effettuare, quando si rinnova il vigneto, sistemi di scasso che distruggono la microbiologia dei suoli.

Carlo Petrini con Enzo Bianchi 

L’amore per la natura e per la nostra Terra Madre ha preso piede anche nelle scelte che si effettuano in un’enoteca o quando si va al ristorante. Cose francamente impensabili fino a vent’anni fa, ma che ora mi pare abbiano una diffusione confortante. E il fatto che proprio le nuove generazioni ne facciano una discriminante è una circostanza che mi fa ben sperare per il futuro dell’enologia mondiale che ritengo non sarà più dominata solo ed esclusivamente dai marchi o dalla lotta sui prezzi, ma entrerà in gioco una differente sensibilità sia tra gli appassionati sia tra i produttori, che mi paiono anche loro sempre più consapevoli e attenti a queste tematiche.

Anche per questo motivo provo grande curiosità nell’affacciarmi, il 27 marzo prossimo, alla Slow Wine Fair di Bologna. Spero di ritrovare in quell’evento tutto questo mondo che ho appena descritto. Vorrei che ci fossero tanti giovani a invadere i padiglioni di Bologna Fiere per dare un nuovo vigore a un mondo del vino ancora troppo polveroso nel suo modo di raccontarsi. Desidererei che il buono, pulito e giusto, descritti nel nostro Manifesto da semplici parole, si trasformino finalmente in pratiche quotidiane capaci di rivoluzionare tutta l’agricoltura.

Perché il vino è sempre un po’ stato il fiore all’occhiello di questo universo, e oggi potrebbe avere la capacità di cambiare le nostre campagne ponendo al centro del processo la transizione ecologica, la difesa del paesaggio e un sano rapporto con chi lavora nei campi. La Slow Wine Fair dovrà essere un momento di festa, di assaggio e di confronto, ma anche di riflessione profonda sulla direzione che il vino vorrà prendere. Tutti noi che lo amiamo possiamo infatti avere la capacità di incidere sulle scelte future che verranno fatte sulle nostre colline, e che porteranno a un cambiamento ineludibile e che mi auguro essere dietro l’angolo.  Fonte: IL GUSTO. Carlo Petrini, 20.03.2022 

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