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Mar 29 2018

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CATASTROFE DELLA BIODIVERSITÀ

Mentre il cambiamento climatico è diventato un argomento politico di cui nessuno – a parte il governo statunitense – mette in dubbio l’importanza, il problema della biodiversità è ancora ignorato.

Questa cecità è pericolosa. I cinque rapporti appena pubblicati dalla Piattaforma intergovernativa scientifico-politica sulla biodiversità e i servizi ecosistemici (Ipbes) confermano lo scenario dipinto da altri studi. La situazione è allarmante e richiede una risposta urgente.

Secondo l’Ipbes il peggioramento della qualità del suolo e il rapido declino delle specie rappresentano una grave minaccia al benessere umano e alla stabilità delle società. Oltre al suo valore intrinseco, la natura offre all’umanità servizi indispensabili per il funzionamento dell’economia e il mantenimento della vita. Impollinazione delle colture, disponibilità di acqua dolce, fertilità delle terre, protezione dalle inondazioni e dalle precipitazioni estreme, produttività degli oceani: la biodiversità “è fondamentale non solo per la nostra sopravvivenza, ma anche per la nostra cultura e identità”, sottolinea l’Ipbes.

Il problema del clima è difficile da affrontare per la sua dimensione globale, ma sul fronte della biodiversità l’immobilità politica è tanto più incomprensibile se pensiamo che per migliorare la situazione basterebbero provvedimenti semplici che i governi potrebbero adottare localmente, indipendentemente gli uni dagli altri. Secondo l’Ipbes in Europa la principale causa del declino della biodiversità è il modello agricolo dominante, basato sull’impiego di agenti chimici (insetticidi, erbicidi, fertilizzanti sintetici). In America i principali fattori distruttivi sono le immense monocolture di soia e mais.

Il Centro nazionale di ricerca scientifica francese ha pubblicato cifre agghiaccianti: negli ultimi quindici anni dalle campagne francesi è scomparso il 30 per cento degli uccelli a causa dell’agricoltura intensiva. È solo la parte più visibile di un profondo degrado degli ecosistemi terrestri, di cui il declino degli insetti (quasi dell’80 per cento in Europa negli ultimi trent’anni) è un altro segnale allarmante. La morte dell’ultimo maschio di rinoceronte bianco settentrionale è il simbolo della capacità umana di annientare una specie.

Finora la biodiversità è stata considerata una questione marginale. È ora di rimettere la vita, nel senso più ampio del termine, al centro della politica. Non è esagerato sostenere che in gioco c’è la nostra stessa sopravvivenza. Fonte: Le Monde; u as

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