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Set 29 2022

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“IL PINOT NERO È UN CAVALLO DI RAZZA CHE PUOI DOMARE MA MAI POSSEDERE” (FRANZ HAAS)

Intervista a Maria Luisa, moglie e compagna di Franz Haas, progenitore di una viticultura di qualità in Alto Adige

Franz Haas Senior & Junior

Questa frase ci ha molto colpiti nel mettere a punto lo speciale de “ Il Sommelier”  dedicato al Pinot Nero (n.1/2022), vitigno fra i più nobili, sfidante sia in allevamento che in vinificazione, particolarmente sensibile alle caratteristiche delle zone di produzione; ci ha colpito perché chi l’ha citata è sicuramente riuscito a domarlo, ma in una zona, in qualche modo, inaspettata.
Franz Haas, recentemente e improvvisamente scomparso, è sicuramente il progenitore di una viticoltura di qualità in Alto Adige,  legata per passione sua a questo difficile e magnifico vitigno: per scoprirne alcuni aspetti, ne abbiamo parlato in una recente intervista con la signora Maria Luisa, moglie e compagna in questa splendida avventura.

Una vita, quella di Franz Haas, dedicata al Pinot Nero;  “notti insonni per me ne fece poche, ma ne perse molte per questo difficile vitigno, un po’ come era lui” esordisce con tenerezza Maria Luisa.  Mai soddisfatto, mai contento, sempre alla ricerca del vino perfetto, soprattutto con il Pinot Nero, un vino con l’anima, come definito dal caro amico Francesco Arrigoni, pure lui mancato anni fa”.
Galeotta fu una bottiglia di Romanée-Conti assaggiata da Franz Haas che divenne misura di riferimento, elemento di quella continua insoddisfazione che ha contraddistinto il suo percorso nel confrontarsi poi con questo vitigno.

Aveva un grande rispetto Franz Haas per questo vitigno nobile che trattava con grande attenzione, approfondendo e studiando il passato, in primis le esperienze dei grandi produttori di Borgogna, ma anche guardando al futuro con mente innovativa. Al suo rientro in azienda negli anni ’80 iniziò subito a portare dei cambiamenti, togliendo le vigne a pergola sostituendole con impianti a guyot per ricercare la massima qualità per il Pinot Nero.  Tra il 1999 e il 2000, anche percependo le prime avvisaglie dei cambiamenti climatici, e per necessità aziendali di acquisire più uve la scelta audace di giocare altre possibilità su campi coltivati fino ad allora a foraggio, a 1150 metri di altitudine (i vigneti più alti dell’Alto Adige), molto soleggiati di giorno e con escursioni termiche notturne importanti, ideali quindi per impianti di Pinot Nero.

“Il figlio ancora più matto del padre, dicevano di Franz“ci racconta ancora Maria Luisa. Un altro impegno importante fu quello per il riconoscimento della DOC Alto Adige per quanto riguardava l’alta quota, un percorso irto di difficoltà burocratiche con la Provincia, e poi, più recentemente, la scelta del tappo a vite, un vero “giro di vite” con un lungo studio e ricerche iniziate nel 1996 che portarono alla scelta di adottare questa modalità di chiusura.

Maria Luisa ci racconta un aneddoto risalente al 2015,  quando in famiglia con la compagnia di qualche appassionato maniacale di questo indomabile vitigno,  si assaggiarono alla cieca alcune bottiglie di diversi Pinot Nero, fra cui una magnum di Franz Haas Schweizer del 1995: “ne ricordo ancora l’eleganza, il profumo del sottobosco con i suoi piccoli frutti; Franz all’assaggio disse che se fosse stato altoatesino avremmo capito come farlo; quando furono scoperte  le bottiglie, la commozione fu evidente. Ho ancora il ricordo netto di quel vino, per me uno dei migliori assaggiati fin’ ora, aveva vent’anni di vita, ma dalla vivacità del colore e dall’intensità del profumo e del gusto, potevi dargliene sei, sette al massimo”.

Molte furono nel tempo le prove di coltivazione di nuovi cloni, di vinificazione, di affinamento, sul sito ufficiale si dice che sono 592 i Pinot Neri vinificati: una ricerca quasi maniacale di perfezione che si legava al suo rispetto per il territorio, lavorando i vigneti in modo naturale, solo con sostanze organiche per preservare quello che la natura offriva.

Chiediamo a Maria Luisa quale sia stata la lezione, l’insegnamento che Franz Haas ha lasciato a chi porta avanti la sua opera: “Sicuramente la continua volontà di ricerca, l’onestà nella bottiglia, il rispetto del territorio e il rispecchiarne il vitigno stesso. Fu un grande ricercatore, sensibile, come dimostra anche il progetto “Vino e salute”.

Chiudiamo questo ricordo curiosi di conoscere i progetti per il futuro della Franz Haas. “Continueremo Wine ID, il progetto interdisciplinare di ricerca in collaborazione con l’Università di Bolzano sulla “carta di identità del vino” dedicato al Pinot Nero, con l’obiettivo di prevenire la contraffazione e di monitorare qualità e autenticità dei prodotti. Così come il progetto sullo sviluppo di nuove vigne in altitudine, sopra Rovereto dai 750 metri in su: ma la scomparsa di Franz è ancora troppo recente, abbiamo bisogno di ricostruire i pezzi di un grande puzzle per valorizzare e portare avanti il suo lavoro con la stessa squadra che assieme negli anni abbiamo costruito”.   Fonte: Il Soomelier Magazine, Patrizia Loiola, 29.09.2002

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