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Apr 14 2016

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PER LA PRIMA VOLTA CALANO LE COLTIVAZIONI OGM NEL MONDO

L’ostilità dei consumatori e le legislazioni restrittive frenano la galoppata delle piante geneticamente modificate, che dal 1996 al 2014 sono cresciute di cento volte

LE COLTIVAZIONI Ogm perdono terreno, ed è la prima volta che accade da quando l’ingegneria genetica ha sposato l’agricoltura, nel 1996. I 181 milioni di ettari coltivati nel 2014 sono passati a 179 nel 2015, scendendo dell’1% circa. Il rapporto dell’Isaaa (International Service for the Acquisition of Agri-biotech Applications) attribuisce il declino in parte alla siccità in Africa e al calo dei prezzi dei prodotti agricoli. Ma se gli ogm oggi hanno raggiunto un tetto è anche perché l’opposizione dei consumatori si fa sentire in molti paesi del mondo e le legislazioni – come in Europa – sono spesso sfavorevoli. “Lo sviluppo di una nuova coltivazione Ogm – spiega il rapporto – costa oggi 135 milioni, 35 dei quali dovuti a regolamenti restrittivi. Nella maggior parte dei casi è questo il principale ostacolo all’adozione di nuove colture”.
Nonostante la frenata del 2015, quella delle piante geneticamente modificate negli ultimi vent’anni è stata una vera e propria galoppata. Nel 1996, quando questi prodotti sono arrivati sugli scaffali dei consumatori, le coltivazioni erano 1,7 milioni di ettari: oggi sono cresciute di circa cento volte e sono usate da 18 milioni di contadini in 28 paesi del mondo. Secondo i calcoli dell’Isaaa, la superficie totale coltivata con semi Ogm dal 1996 a oggi è pari al doppio della superficie di Cina e Stati Uniti messi insieme. L’anno passato, sul fronte dell’ingegneria genetica, ha anche registrato novità importanti, come l’approvazione da parte della Food and Drug Administration (l’autorità americana che regola cibi e farmaci) del primo animale geneticamente modificato adatto al consumo umano – un salmone capace di crescere molto più rapidamente del normale – e la commercializzazione, sempre negli Usa, della mela che non diventa scura quando viene tagliata. Nonostante alcune agguerrite campagne ambientaliste, il rifiuto di alcune aziende alimentari di usare questi prodotti e l’eterno dibattito sulla menzione della presenza di ogm nelle etichette dei cibi, negli Usa ormai il 90% di cotone, soia e mais ha subito alterazioni del Dna.

La diminuzione delle coltivazioni è concentrata nei paesi industrializzati: meno 3%. I paesi in via di sviluppo hanno invece visto aumentare leggermente gli ogm (più 1% della superficie coltivata) e rappresentano oggi più della metà (54%) dei campi del mondo. Tre soli paesi – Stati Uniti, Brasile e Argentina – coltivano più di tre quarti dei campi geneticamente modificati nel pianeta. Almeno 85 nuovi prodotti, secondo l’Isaaa, sono stati testati e sono pronti per la commercializzazione, tra cui un tipo di mais più resistente alla mancanza di acqua che dovrebbe arrivare l’anno prossimo in Africa. L’arrivo di una nuova tecnologia di copia e incolla del Dna (chiamata Crispr) promette anche di rendere la modificazione del genoma delle piante molto più rapida e veloce.

A Bruxelles intanto è atteso oggi un voto sull’autorizzazione del glifosato in Europa. L’erbicida più diffuso del mondo viene spesso usato in associazione alle coltivazioni Ogm. Secondo l’agenzia dell’Organizzazione mondiale della sanità che si occupa di ricerca sui tumori (Iarc), il glifosato è probabilmente cancerogeno per l’uomo. Di parere opposto è invece l’Efsa,

l’Autorità europea per la sicurezza alimentare. Lo scontro di opinioni ha bloccato la discussione negli ultimi mesi. Il voto del parlamento atteso per oggi non sarà vincolante per la Commissione, chiamata a decidere entro giugno.

fonte: la Repubblica, 14.04.2016

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