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Nov 08 2012

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SAY, DO, HOE – DIRE, FARE, ZAPPARE

Di ritorno da Torino, è ora di fare un primo riepilogo, con l’intento di non presentarvi troppi dati noiosi relativi al Salone del Gusto – Terra Madre (numero di stand, visitatori, ecc… tutte informazioni che potrete trovare e dimenticare velocemente dopo una rapida ricerca sul web).

Iniziamo con l’evento che ha aperto il mio primo Salone, dal nome curioso “Dire, Fare, Zappare”. Interessante apertura della kermesse con una panoramica a 360° sul mondo agricolo e artigiano under 35. Un numero per nulla casuale, se si pensa che solo il 6% degli agricoltori europei ha meno di 35 anni e che il numero di giovani disposti ad intraprendere un’attività connessa al mondo agricolo non è sufficiente a sostituire i lavoratori di vecchia generazione che concludono la vita lavorativa.

I motivi?

Premesso che il settore agricolo, in termini occupazionali, è l’unico che in questo periodo di crisi registra una crescita occupazionale, è altrettanto doveroso segnalare l’enormità di ostacoli che si frappongono tra la volontà di un giovane e l’avvio di un’impresa.

L’accesso al credito, in assenza di garanzie (e come averne, in giovane età, in un settore come quello dell’agricoltura, molto legato all’aleatorietà?!), è la prima criticità da superare.

Il secondo aspetto è connesso alle barriere informative e culturali. Le statistiche dimostrano come il settore primario offra i minori guadagni in assoluto: reddito insufficiente e limitatezza delle risorse a disposizione inibiscono le iniziative ed erodono il numero di giovani disposti ad occuparsi di agricoltura, sia che si tratti di un’attività nuova, sia che si abbia a che fare con la prosecuzione dell’impresa avviata da genitori e vecchie generazioni.

Dalle vaghe conoscenze in mio possesso e dalla specifica trattazione cui ho potuto assistere durante l’incontro, grazie all’intervento dei responsabili della “Rete Rurale Nazionale” del Ministero, sono sempre più convinto che un grosso problema sia quello del distacco tra gli operatori del settore e gli addetti agli studi Istituzionali.

L’incontro “Say, Do, Hoe” ha avuto il pregio di unire figure accomunate dal tema agricolo, ma in realtà completamente diverse tra loro.

Blogger, agricoltori, esperti di marketing informatico, dipendenti ministeriali, responsabili Coldiretti cercano di esprimere pregi dell’attività, difficoltà, ostacoli e soluzioni. Tuttavia, come è facile immaginare, il distacco tra queste figure è enorme, talvolta abissale.

Allo stesso tavolo ho potuto distinguere due linguaggi differenti, chiamiamoli così: il “politichese” ed il “concretese” (sperando che il lettore possa sorvolare sul secondo termine inventato per l’occasione). Sarà stata colpa del poco tempo a disposizione, ma ancora una volta non ho potuto non constatare quanto le istituzioni si avvalgano di concetti tanto ovvi da divenire banali e di linguaggi ampollosi da rimanere vaghi e inconcludenti. “Promuovere la crescita intelligente, la sperimentazione, fondare una partnership europea per l’innovazione… Avviare una crescita economica e sociale sostenibile… Diffondere e condividere le buone prassi”. Trovo che sia inutile parlare mediante spot in un’occasione simile, quindi concludo il mio pensiero dicendovi soltanto che alla domanda “come deve comportarsi un giovane che vuole intraprendere un’attività agricola al giorno d’oggi?” posta dal moderatore, il mio blocco di appunti ha tuttora un enorme spazio bianco.

L’intervento di maggiore interesse, nonostante l’impaccio iniziale di fronte alla platea numerosa, è stato quello di Mattia Bergamaschi, neo imprenditore agricolo con un’azienda appena avviata grazie alla Scuola di Antichi Mestieri. La condotta Slow Food Lunigiana-Apuana ha finanziato ed intrapreso un progetto di riunione e trasmissione dei saperi, con l’intento di valorizzare e non perdere le tipicità territoriali. Si tratta di una vera e propria scuola, un master professionalizzante gestito dalle vecchie generazioni di lavoratori del territorio, che intendono tramandare le arti ed i mestieri ai giovani, agevolandone l’inserimento nel settore e fornendo loro il know how necessario. Mattia ha iniziato a produrre miele, piccoli frutti di sottobosco, castagne grazie alla valorizzazione di territori destinati all’abbandono. “Io recupero il tuo terreno incolto e lo miglioro, in cambio tu mi lasci i prodotti della terra” è questa, in sostanza, la base su cui è stato fondato l’avvio dell’attività: sfruttare il diritto di godimento sulla terra altrui, altrimenti destinata ad un lento ed inesorabile deperimento.

Il valore dei blogger appassionati non è invece una novità: il tentativo di calarsi in un mondo nuovo in alcuni casi contribuisce a mostrare la realtà dei fatti ad un numero potenzialmente enorme di utenti. Comunicare messaggi seri con mezzi piacevoli, liberamente accessibili. L’idea è quella di stimolare la riflessione mediante messaggi immediati e semplici, nella speranza che alla visione possa seguire un approfondimento critico e serio.

Se poi la gestione dello strumento informatico è compiuta da chi lavora con la terra i risultati sono ancora più concreti: “Contadini per Passione” è una realtà giovane, nata da poco e gestita da ragazzi. Una realtà di lavoro tra terreni, artigianalità e story telling online, la giusta mediazione tra tradizione e modernità ha dato ottimi risultati.

Le idee sparse mi portano a sottolineare qualche concetto che ritengo quindi fondamentale.

Apertura: le Istituzioni non possono continuare a progettare iniziative rimanendo chiuse dentro ad un ufficio, occorre aprire le porte, esplorare, dialogare e capire ciò che le persone chiedono, quali necessità hanno i giovani, operare sul campo.

 “Svecchiamento” ragionato, accessibilità e “sburocratizzazione”: ok, sto usando termini impropri; ok, l’ultima riflessione sulle Istituzioni. Dal dialogo tra un dirigente ministeriale sessantenne ed un ventenne fresco di diploma e voglioso di intraprendere una strada complicata nel mondo agricolo deriveranno poche migliorie. La burocrazia opprimente ed il formalismo eccessivo sono originati anche dal distacco tra chi studia i problemi cercando di offrire una soluzione e chi lavora quotidianamente. Meno distacco: riduciamo le distanze geografiche, riduciamo il distacco generazionale, cerchiamo una cooperazione ponderata ed fuggiamo dai fumosi discorsi sui “massimi sistemi”.

Valorizzazione dei saperi: i giovani devono ascoltare, i “vecchi” devono tramandare le conoscenze e diffondere cultura ed esperienza maturata in molti anni di fatiche. I saperi non possono essere esclusivi: occorre promuovere la condivisione intergenerazionale.

Investire sulle idee: un messaggio doppio. Da un lato occorre sapere rischiare scommettendo sulle idee forti, per ottenere successo. Sul versante opposto il consumatore deve acquisire consapevolezza, indirizzando i propri consumi verso prodotti con un “perché”, con una storia di valori e di rispetto, di cultura e di territorialità. Mauri

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