Ripensare un territorio guardando alla tradizione che lo ha caratterizzato, studiando come ridargli appeal, dignità e una nuova identità
Che cosa significa vivere la montagna oggi?
In che modo possiamo evitare lo spopolamento di questi territori e un progressivo ri-attaccamento verso questi spazi?
È possibile sviluppare un concetto olistico di montagna e se sì con quali pratiche?
Possiamo ridare interesse e appeal a questi territori?
Su questi e molti altri temi abbiamo chiacchierato insieme ad Alessandro Gilmozzi, chef del Ristorante El Molin di Cavalese in Trentino, e al team di Ferdy Wild in occasione della prima serata del progetto Supereroi Montani. Il titolo di questa serie di incontri non è stato scelto a caso anzi, l’idea nasce da una presa di coscienza verso il lavoro molto spesso nascosto, poco o mal raccontato di chi vive la montagna oggi, per familiarità, lavoro, attaccamento. Così come al Sud, tanti territori della Sicilia lamentano un progressivo scoramento delle giovani generazioni verso il lavoro agricolo, sempre più di frequente abbandonato per lavori più comodi, più facili e meglio retribuiti, al Nord in maniera diversa si vive una situazione non così distante.
«Se gli stimoli che la montagna è in grado di fornire sono infiniti, è altrettanto vero che le difficoltà sono molte e sono parte intrinseca di questo contesto. Supereroi vuole essere soprattutto questo, una voce di racconto sulle tante sfumature e declinazioni che spesso la montagna non riesce a trasmettere di sé» spiega Nicolò Quarteroni, anima di Ferdy. Per certi sono anche più difficili da cogliere, da apprezzare e quindi spesso la fotografia che riceve l’utente finale è incompleta o monotono.
Alessandro Ghilmozzi, Ristorante El Molin, Cavalese
«La montagna è una scelta di vita e, forse, questa sua costante richiesta di energie, di manualità e di concretezza a volte finisce per allontanare persino noi dalle sue potenzialità espressive. Quello che cerco di dire è che la gente di montagna a volte tende ad aprirsi meno, a cercare meno occasioni di confronto rispetto a quanto avrebbe da poter condividere e mostrare» ci spiegano. Nicolò, trent’anni compiuti e un progetto Wild in piena espansione, si interroga e si pone delle domane.
Ferdy è da qualche anno ormai l’agriturismo più raccontato del web italiano e ahimè troppo spesso mostrato per la sua considerevole efficacia lato social ma non ancora abbastanza per la visione e le progettualità messe in circolo. Se è pur vero che all’idea di montagna si associa ancora in parte una cultura del sacrificio – intesa nell’accezione più positiva di sposare questi territori nella bellezza così come nella complessità che offrono – è vero anche che il senso di appartenenza è un valore di per sé stesso e può fungere da base per identificarne di nuovi. Lo sguardo verso il passato – verso una tradizione che non vuole essere vincolo ma anzi fonte di ispirazione e linea guida – può essere di aiuto nella costruzione di nuove identità.
«I nostri avi costruivano la loro vita sulla base di quello che la montagna aveva da offrirgli e anche noi, molti anni dopo, prendiamo questo materiale e lo trasformiamo in piatti, dandogli un’identità nuova. Forse è arrivato il momento di tirare su la testa dalle nostre attività di cucina, di fermarci un attimo e dare ascolto ad altre voci. Dobbiamo affrontare lo spopolamento della montagna e trasmetterne valori, possibilità, bellezza» afferma convinto Gilmozzi. «Il mio lavoro è sempre stato centrato su questi territori, cercando di dialogare con approcci e pratiche sostenibili a fin dall’inizio. Se penso che era il 1998 quando sono andato in Svezia a cercare una cucina d’avanguardia in questo senso sono ovviamente felice e orgoglioso di aver ricevuto la stella verde l’anno scorso, perché per noi si tratta di un codice di comportamento che applichiamo a tutto il nostro gruppo».
Il lavoro di questi attori è fondamentale e lo è ancora più il tentativo di uscire dai confini regionali e territoriali per portare il messaggio all’esterno, grazie a un progetto come Supereroi Montani che, al di là di un calendario di cene a quattro mani con grandi autori, vuole essere l’inizio di un discorso. Una riflessione corale sulla comunità montanara, sul senso di identità e di legame con la montagna, una di presa di coscienza di mestieri che vanno perdendosi, di paesaggi che rischiano l’estinzione e la trasformazione di prodotti che rischiamo di perdere. Quale occasione migliore se non quella di ritrovarsi intorno a una tavola, intorno a un cibo buono, coerente con il luogo e realizzato consapevolmente, per provare ad andare un po’ più a fondo nelle riflessioni e nelle condivisioni.
Anche se Supereroi è appena iniziato, speriamo di aver acceso un interesse verso questi temi e daremo spazio su queste pagine ad ulteriori spunti e riflessioni non solo per le comunità di montagna, ma per tutti coloro che hanno a cuore la costituzione di una nuova identità di montagna del presente. Il prossimo appuntamento di Supereroi Montani è previsto per il 30 ottobre insieme a Contrada Bricconi. Tutte le foto: courtesy Ferdy Wild fonte: Linkiesta, Cultura, Chiara Buzzi, 20.10.2023