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Feb 08 2016

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ADDIO A GIACOMO TACHIS

Addio a Giacomo Tachis, il più grande di tutti. Se ne è andato in punta di piedi ad 82 anni, come allo stesso modo ha condotto la sua professione, che tanto ha dato al vino tricolore. È morto Giacomo Tachis, uno dei “padri fondatori” dell’enologia italiana e tra gli uomini che hanno cambiato il corso del vino del Belpaese, sprovincializzandolo e consegnandolo al successo mondiale. Tra gli artefici del cosiddetto “Rinascimento” enologico italiano, con alcune delle etichette più importanti del Belpaese e non solo, le sue scelte, a distanza di anni, restano fra i contributi più preziosi al successo dei nostri vini, metodologie ormai “codificate” come la selezione clonale, gli impianti ad alta densità, l’abbassamento delle rese, la fermentazione malolattica, l’invecchiamento in rovere piccolo, tutti elementi capaci di far dialogare la tradizione italiana con quella francese, come lui dialogava con il suo mentore Emile Peynaud.

Prima uomo, poi enologo Un uomo, Tachis ha saputo valorizzare territori tanto diversi tra loro, con un’innovativa interpretazione della vitivinicoltura. Cultura, sensibilità e capacità tecniche sono stati gli strumenti con cui il principe degli enologi italiani ha individuato la nuova strada da percorrere: seguire l’intera filiera produttiva dall’inizio alla fine. Ha insegnato che l’enologo, da garante della qualità del vino, non può non intervenire in ogni fase del processo produttivo: territorio, vigna, cantina e mercato.

Il dono più prezioso all’enologia che Tachis ha lasciato non è uno strumento tecnico, un’innovativa formula chimica, ma un nuovo sguardo, figlio di occhi diversi, arricchiti da una cultura classica unica, che ha illuminato nuove strade da percorrere per raggiungere l’obbiettivo della qualità e del successo nei mercati. Per questo Giacomo Tachis è e sarà riconosciuto, dentro e fuori dal nostro Paese, come uno dei più grandi enologi contemporanei. Non ha mai pensato di essere il più bravo e questa è una delle certezze su cui ha costruito la propria carriera. Ma non ha mai avuto paura di cambiare opinione.

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