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Gen 24 2023

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ALCOL E SALUTE, L’ITALIA IN PRIMA LINEA CONTRO L’ETICHETTATURA CON GLI “HEALTH WARNING” IN IRLANDA

Lollobrigida (Agricoltura), a WineNews: “a lavoro su documento comune con Francia e Spagna”. Tajani (Esteri): “dialogo aperto con Governo irlandese”

Alcol e salute, Italia in prima linea contro l’etichettatura con gli “health warning”

“L’Italia è leader nella produzione di vino, ed insieme a Francia e Spagna stiamo lavorando ad un documento comune che contesti la scelta che l’Irlanda vuole portare avanti, e anche l’atteggiamento passivo dell’Unione Europea”. Così, a WineNews, il Ministro dell’Agricoltura e della Sovranità Alimentare, Francesco Lollobrigida, la cui azione si inserisce in un dibattito sempre più accesso in Italia ed in Europa sul tema vino e salute, che riempie le cronache di questi giorni, con azioni, critiche, ma anche sostegno ed approvazioni, al via libera dell’Irlanda di inserire “health warning” su tutte le etichette dei prodotti alcolici (iniziativa avallata con il silenzio-assenso dalla Commissione Ue, nonostante il parere sfavorevole dell’Euroaparlamento, ndr). Tema su cui, nei giorni scorsi, si è accesa la luce dei media nazionali generalisti anche per le prese di posizione di medici diventati famosi in era Covid,  come Antonella Viola dell’Università di Padova (pro Irlanda e sostenitrice delle posizioni Oms secondo cui l’alcol fa male tout court perchè cancerogeno) e Maurizio Bassetti dell’Università di Genova e Direttore Clinica Malattie Infettive Ospedale Policlinico San Martino di Genova (sostenitore della linea del consumo moderato che non fa male, come ribadito anche dal medico dietologo e presidente Comitato Nazionale Sicurezza Alimentare del Ministero della Salute, Giorgio Calabrese). A parlare, nelle scorse ore, è stata ancora una volta la filiera, a tutela del vino. Il presidente Assoenologi Riccardo Cotarella, che ha ribadito come dal Simposio sul tema andato in scena a Napoli nei giorni scorsi, medici e scienziati, supportati da tante ricerche, abbiano detto ancora una volta che “il consumo moderato e intelligente di vino non può che fare bene alla salute”.

La Federvini guidata da Micaela Pallini ha invocato l’intervento del Governo, del Crea e dell’Oiv (Organizzazione Internazionale della Vite e del Vino) affinchè si faccia chiarezza con grande precisione perchè, “ non accettiamo informazioni superficiali, ambigue e basate su dati non sorretti da metodologie accettate da tutta la comunità scientifica. Il tema degli effetti dell’abuso di alcol è un argomento estremamente serio, che non può essere lasciato ad estemporanee dichiarazioni stampa di chi si improvvisa esperto del tema”. Mentre l’Unione Italiana Vini – Uiv, guidata da Lamberto Frescobaldi, dopo le parole del portavoce della Commissione Ue, Stefan De Keersmaecker, che ha detto che “nessuno è contro il vino”, ma anche che la revisione sul regolamento per l’etichettatura nel quadro del Beating Cancer Plan va avanti, ha accusato senza mezzi termini la Commissione stessa di “cerchiobottismo”, appellandosi alle istituzioni italiane, a partire dal Ministero della Salute, affinché esprimano la propria posizione su un tema che non deve più originare equivoci”, ha detto il segretario Uiv (Unione Italiana Vini), Paolo Castelletti.

Ed oggi, incontrando la platea di Confagricoltura, nel premio “Coltiviamo agricoltura sociale”, il Ministro Lollobrigida (che ha ricevuto in dono, in maniera simbolica, una bottiglia di vino dal presidente Confagricoltura, Massimiliano Giansanti), con WineNews, è tornato sul tema: “ci siamo mossi da subito stigmatizzando una scelta – riferendosi a quella irlandese – che ha due criticità: la prima è che è in contrasto con il parere del Parlamento Ue, che rappresenta i cittadini e le istanze degli europei, e che aveva votato contro questo tipo di indirizzo, mentre invece si consente ad alcuni Paesi, ed in questo caso specifico all’Irlanda, di proporre un’etichettatura che stigmatizza non gli eccessi, che sono sempre sbagliati, di tutti i prodotti, ed in particolare degli alcolici, ma i prodotti. Non è il vino che fa male, e non lo dico io che non sono uno scienziato, ma anche autorevolissimi esponenti del mondo della medicina e della scienza, come Giorgio Calabrese, che fa parte anche del Crea, e che ha detto cose in linea perfetta non solo con 3.000 anni di storia, ma anche con quanto dicono altri esponenti autorevoli della scienza e della letteratura che raccontano il vino come fattore di benessere, se assunto nelle giuste quantità. Ma il vino – ha aggiunto Lollobrigida – è anche altro: dobbiamo assumere la consapevolezza che è qualità, lavoro, socialità, che è “civiltà”, come ha detto Ernest Hemingway, che aveva, a suo tempo, segnalato il vino come uno dei primi segni della civiltà dell’uomo, perchè intorno c’è un modello che nasce dal rapporto tra uomo, terra, trasformazione, studio, che noi vogliamo difendere.

E poi c’è un altro elemento: l’Italia è leader nella produzione di vino, ed insieme alla Francia, ed alla Spagna, stiamo lavorando ad un documento comune che contesti la scelta che l’Irlanda vuole portare avanti, e anche l’atteggiamento passivo dell’Unione Europea. Noi vogliamo un’etichettatura che sia omogenea e informi davvero. Noi vogliamo che le persone sappiano davvero cosa usano, mangiano, e bevono, nel dettaglio, quali sono i quantitativi consigliati, quali sono gli eccessi che possono fare male, e quindi pensiamo anche che modelli come il nutriscore siano sbagliati, mentre pensiamo che altri modelli come il nutrinform aiutino in questo senso. E, quindi, questo modello è in contrasto con modelli che stigmatizzano un prodotto, come in Irlanda, che peraltro non è un produttore di vino, e noi vediamo in questo anche un tentativo di chiusura di un mercato a favore di altre produzioni nazionali. Qualcuno – ha detto ancora Lollobrigida – stigmatizza chi rappresenta gli agricoltori, gli enologi, la filiera, come una lobby, ma non c’è nulla di tutto ciò. C’è un sistema che va difeso, un sistema di qualità, di produzione, che lavora insieme, e quello che vogliamo fare è questo, lavorare insieme, il sistema Italia, insieme ad altre nazioni europee, si contrappone alle scelte sbagliate che vogliamo contrastare in nome di fattori culturali, occupazionale, economico e anche di benessere, perchè di questo parliamo, e non ad una scelta giusta che si vuole contrastare in ragione di interessi. Ho apprezzato molto il lavoro del collega Antonio Tajani, Ministro degli Affari Esteri, che, in un confronto con il suo omologo irlandese, ha fatto in modo tale che si aprisse un tavolo di ragionevolezza per evitare questo tipo di atteggiamento su un prodotto per noi così importante. Io al forum del cibo e dell’agricoltura di Berlino, ho fatto la stessa cosa in maniera preventiva con la Ministra del Canada, visto che si vociferava di iniziative simili (come abbiamo raccontato il Canada ha rivisto le linee guida sui consumi di alcolici, ndr) ma che ha escluso un tipo di etichette come quelle irlandesi in Canada, che è, peraltro, un mercato importante per il vino italiano”.

E, nella tarda serata di ieri, in questo senso, erano arrivate proprio le dichiarazioni del Ministro degli Esteri Tajani, dopo un incontro con il collega irlandese Michael Martin, a margine del Consiglio Affari Esteri dell’Unione Europea a Bruxelles: “stiamo lavorando con i Ministri della Salute, Schillaci, e con quello dell’Agricoltura, Lollobrigida, per trovare una soluzione positiva al problema. Ho incontrato il Ministro degli Esteri irlandese e gli ho posto il problema dell’etichettatura del vino. Ho spiegato quanto sia pericoloso il messaggio che parte da Dublino, ha detto Tajani, secondo cui la legge irlandese sarebbe sostanzialmente “una forma di Nutriscore applicato al vino”.

L’Irlanda, ha osservato Tajani, è “in favore del Nutriscore, al quale noi ci opponiamo fermamente nelle istituzioni comunitarie, perché è un danno alla dieta mediterranea, che rappresenta uno strumento fondamentale non soltanto di tutela della salute. Anche questo ho ribadito. Per noi, un bicchiere di vino rosso, e lo dicono tutti i medici, fa bene anche al cuore, quindi è dubbio che possa anche far male. Certo l’abuso fa sempre male, anche quello di acqua, se se ne bevono 10 litri. “In medio stat virtus”, dicevano i romani: cioè bisogna trovare una soluzione – ha detto ancora Tajani – che tuteli la salute ma non colpisca la produzione agricola e agroindustriale, come quella del vino che è fondamentale nel nostro paese anche per le esportazioni”.

Nel recente passato, ha ricordato Tajani, “eravamo riusciti a vincere anche un’altra battaglia parlamentare, quando io ero ancora deputato europeo, per far escludere dalle sostanze cancerogene il vino in un documento del Parlamento Europeo. L’avevamo spuntata allora, e non vorremmo che si riaprisse ora un’altra volta il dibattito su questo. Ho trovato disponibilità al confronto da parte del ministro degli Esteri irlandese; metteremo in contatto i nostri ministeri dell’Agricoltura e i Ministeri competenti, per vedere se si può trovare una soluzione positiva. Vedremo. Io con grande correttezza ho espresso la nostra preoccupazione. Ho già informato Lollobrigida e Schillaci perché si possa aprire un dialogo e un confronto con i loro corrispettivi irlandesi. Speriamo bene. Noi ce la mettiamo tutta; comunque continuiamo a difendere la dieta mediterranea, difendiamo il made in Italy, difendiamo il buon vino italiano. Fermo restando che bisogna farne un consumo intelligente”. E sul ruolo della Commissione Ue, il Ministro Tajani ha detto: “adesso la Commissione deve affrontare il tema del Nutriscore, che pare abbia temporaneamente sospeso. Certo la Commissione deve anche dare delle regole univoche: perché se dice che non si fa più il Nutriscore come pare abbia intenzione di fare, o quanto meno ne dilaziona i tempi perchè stiamo vincendo la battaglia su quel fronte, e poi ogni Stato membro di fatto comincia a utilizzare il Nutriscore, le cose non vanno bene. Ed è quello che è successo in Irlanda, una sorta di nutriscore limitato al vino. Certamente – ha osservato ancora il Ministro Tajani – la Commissione, per quanto mi riguarda, doveva intervenire in maniera più ferma, fare chiarezza. Infatti, con il Ministro Lollobrigida abbiamo scritto a Bruxelles. Se cominciano a esserci delle limitazioni di tipo culturale o sanitario verso il vino, all’esportazione di prodotti italiani nel mondo, questo non fa bene e non rende competitivi i nostri prodotti. Quindi, certo, la Commissione secondo me dovrebbe intervenire e riportare le regole di un Paese a essere in sintonia con le regole del mercato europeo, visto che c’è un mercato unico”, ha concluso Tajani.   Fonte: WineNews, 24.01.2023

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