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Ott 15 2020

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CHE SCOPERTA, QULLE PIANTE POSSONO NUTRIRCI

Ogni giorno vengono individuate in media più di 5 specie di piante e cinque di funghi, ma quanto ne sappiamo noi?

Un Rapporto del Royal Botanical Garden ci guida e ci fa capire che molte sono una potenziale risorsa alimentare, medicinale e ambientale

Il Royal Botanical Garden di Kew, una delle più famose istituzioni botaniche del pianeta situata nei pressi di Londra, ha pubblicato il rapporto sullo “Stato delle Piante e dei Funghi del Mondo” (https://doi.org/10.34885/172). In tale documento, sono state combinate le informazioni provenienti da 210 ricercatori di 97 istituzioni di 42 diversi paesi sullo stato delle conoscenze e il rischio di perdita di biodiversità per piante e funghi dell’intero pianeta. Il primo fatto che emerge è quanto sia elementare la nostra conoscenza. Infatti, nel solo 2019 sono state identificate per la prima volta (ricevendo, quindi, un nome) ben 1942 diverse specie di piante e 1886 specie di funghi. Questo significa che ogni giorno si scoprono in media oltre 5  specie di piante e 5 di funghi. La biodiversità è ancora largamente sconosciuta e siamo lontani dall’avere un catalogo completo delle specie che vivono assieme a noi su questo bellissimo pianeta.

Molte delle piante scoperte nel 2019 hanno un potenziale per nuove risorse alimentari o medicinali, come le 30 specie nuove del genere Camellia identificate in Cina; a questo genere appartiene la pianta del Tè (Camellia sinensis), oltre che bellissime piante ornamentali. Nuove specie sono state scoperte in generi noti per produrre principi medicinali di vario tipo, come l’Eryngium arenosum, scoperto in Texas, l’Artemisia baxoiensis, scoperta in Tiber, o le specie del genere Oenothera scoperte in Italia, Polonia e in un’isola dell’Oceano Pacifico. Altre nuove specie possono fornire legname di pregio e altre risorse. Le nuove scoperte sono utili per conoscere meglio il pianeta ma anche per esplorare potenziali nuove risorse per l’umanità. Nuove specie di funghi sono state scoperte in generi potenzialmente patogeni per colture, come una specie del genere Fusarium già nota per causare una patologia delle banane ma non ancora correttamente identifica, o utili per produrre molecole biologicamente attive.

Non sorprende che molte delle nuove scoperte provengano da zone note per la loro biodiversità. I primi tre paesi per numero di nuove specie di piante scoperte nel 2019 sono Brasile (216 specie), Cina (195) e Colombia (121), mentre i primi tre paesi per numero di nuove specie di funghi sono Cina (377), Thailandia (129) e Stati Uniti (105). Nei 10 paesi con più scoperte di funghi spicca anche l’Italia, con 63 nuove specie. Sorprende che poche nuove specie provengano dall’Africa e questo dipende dai ridotti investimenti di ricerca in questo continente, non certo dal fatto che la sua biodiversità sia ben conosciuta; solo il Sud Africa è presente nella lista dei 10 paesi con più specie nuove di funghi.

È urgente conoscere il rischio di scomparsa della biodiversità, ma è difficile ottenere trend significativi se prima non conosciamo bene la biodiversità reale. Si utilizzano, quindi, approcci diversificati e il panorama che emerge è inquietante. Oltre 600 specie di piante siano già andate estinte dai tempi di Linneo, e circa il 40% delle specie di piante del pianeta sono oggi a rischio. Decine e decine di migliaia di specie di piante potranno andare estinte nei prossimi decenni, privando il pianeta di una parte consistente di biodiversità e l’umanità di future risorse, alimentari, farmaceutiche e altro.

Il rapporto prosegue con una serie di approfondimenti sugli utilizzi, reali e potenziali, delle piante e dei funghi. Oltre 7000 specie hanno un potenziale alimentare conosciuto ma ne usiamo 417 e, tra queste, solo 15 specie forniscono il 90% dell’alimentazione umana. Nuove potenzialità vanno esplorate per sfamare l’umanità, anche di fronte a cambiamenti climatici. Molte specie sono studiate per cibo del futuro, come il fagiolo morama (Tylosema esculentum), di origine africana, o il pandano (Pandanus tectorius), originario del sud est asiatico e del Pacifico. Ricerche sono in corso per possibili nuovi biocombustibili e medicinali, o per fornire servizi ecosistemici nelle città. Altri approfondimenti del rapporto focalizzano sull’urgenza di conservare la biodiversità, in termini di banche del germoplasma e di aree protette,.

La biodiversità di piante e funghi del Pianeta è enorme, ma poco conosciuta dal punto di vista scientifico e ancora meno da quello delle potenziali applicazioni. La ricerca di base è essenziale per costruire quella conoscenza scientifica, che è anche la base del progresso sociale, tecnologico ed economico. Investire in ricerca di base per studiare la biodiversità significa far progredire la scienza ma anche costruire le basi per un futuro migliore. Fonte: LaRepubblica, Alessandro Chiarucci, 15.10.2020

 

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