Sarà adottata dalla filiera Granoro: studiata da Crea e Colture Industriali è una varietà medio-precoce, di taglia media, adatta agli ambienti tipici della Puglia
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Il Crea-Cerealicoltura e Colture Industriali di Foggia lavora ad una nuova cultivar del grano duro tutta pugliese con caratteristiche particolari: varietà medio-precoce, di taglia media, adatta agli ambienti tipici della cerealicoltura del tacco d’Italia, performance qualitative di livello.
«Entrerà in produzione a partire dalla campagna granaria 2023/2024 – anticipa Pasquale De Vita, ricercatore del Crea – e sarà iscritta nel registro nazionale con il nome di Don Attilio».
Questa varietà è un omaggio ad Attilio Mastromauro, fondatore, nel 1967, del pastificio Granoro di Corato, nel barese, una tra le più importanti realtà produttive italiane nel settore pastario. La nuova cultivar, frutto di ricerca pubblica assicurata dal Crea-Cnr, arricchirà ancora il numero delle varietà di grano duro esistenti in Italia, 130, molte delle quali diffuse in Puglia. La varietà “Don Attilio” coinvolgerà le aziende agricole che da 10 anni già partecipano ad un accordo di filiera che la Granoro ha sostenuto registrando, dal 2012 in poi, numeri in continua crescita producendo pasta da grano duro 100% Puglia.
Gli agricoltori aderenti – che grazie all’accordo hanno un prezzo minimo garantito che copre i costi agricoli ed una serie di premialità legate al livello proteico, che deve essere minimo di 14/14,5% – sono passati da 10 a 350, diffusi soprattutto negli agri di Apricena e Cerignola; la produzione di frumento ha raggiunto le 12mila tonnellate e quella di pasta quota 20mila. Questa linea di pasta – chiamata “Granoro Dedicato” – è passata da 7 a 82 formati ed è distribuita in tutta Italia e in diversi paesi del mondo.
«Siamo stati i primi del settore – spiega Marina Mastromauro, ad di Granoro – ad avviare un percorso di aggregazione di filiera che ha coinvolto le aziende cerealicole pugliesi per farle produrre grano duro di alta qualità ottenendo pasta sostenibile, pestycide free e glyphosate free, di alta qualità e tracciata dal campo alla tavola grazie alla blokchain».
Scelte di filiera come questa contribuiscono a diminuire la dipendenza italiana dall’import di grano duro. In Puglia occorre ritornare infatti a numeri importanti nella produzione di grano duro: in questa campagna infatti la sau investita è passata – causa siccità, costi produttivi e disattenzione per il gd made in Italy – da 360 mila a 344mila ettari ed il raccolto da 10 milioni di quintali, pure medi, a 6,8 milioni -secondo dati Istat – contro i 9,3 del 2021 ed i 9,5 del 2020. Fonte: Il Sole 24 Ore, Vincenzo Rutigliano, 03.01.2023