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Giu 03 2021

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IL 57% DELLE AZIENDE IGNORA L’IMPATTO AMBIENTALE DELLE PROPRIE TECNOLOGIE

Rifiuti elettronici, data center, architetture software: Capgemini individua i punti deboli dell’It e le azioni da intraprendere usando piani strategici e Ia

 (ltummy – stock.adobe.com)

Il digitale è la soluzione ma, al tempo stesso, può diventare a sua volta il problema. Il monito si legge tra le righe dello studio «Sustainable It: Why it’s time for a Green revolution for your organization’s It» curato da Capgemini. Il convitato di pietra è la sostenibilità dell’information technology nelle aziende.Il dato più eclatante sono i 53,6 milioni di tonnellate di rifiuti elettronici generati nel 2019, con un aumento del 21% in 5 anni. Ma l’impatto sull’ambiente ha anche rivoli meno evidenti, dai metalli preziosi usati per costruire i device alla gestione dei data center che consumano l’1% dell’energia a livello globale.

E complessivamente incide sulle emissioni di anidride carbonica che saliranno del 20% l’anno e che al 2025 saranno equivalenti a 463 di veicoli in strada.

Se il digitale spesso aiuta a risolvere problemi ambientali – dalla gestione dei consumi alle app antispreco, dall’efficientamento delle risorse ai servizi green – si rileva allo stesso tempo una scarsa consapevolezza sulla sostenibilità dell’It: secondo l’indagine condotta da Capgemini su mille organizzazioni a livello mondiale nei principali settori economici, l’89% ricicla meno del 10% del proprio hardware It. Non solo. Il 57% degli intervistati afferma di essere ignaro dell’impronta di carbonio dell’It della propria azienda. In particolare il settore bancario e quello dei prodotti di consumo presentano i livelli più alti di awareness (rispettivamente 52% e 51%), mentre il settore della produzione industriale registra la percentuale più bassa (28%).

Meglio assicurativo, tlc e retail

Inoltre meno di un’azienda su cinque (18%) è dotata di una strategia di It sostenibile ad ampio spettro, perlopiù nel settore assicurativo, nelle tlc e nel retail; solo il 22% stima di ridurre di oltre un quarto la propria impronta di carbonio attraverso l’It sostenibile nei prossimi tre anni. Tra le motivazioni addotte, quando si tratta di implementare iniziative It sostenibili, è la mancanza di strumenti o standard per valutare l’impronta di carbonio dell’It (49%) e di competenze per implementare l’It in modo sostenibile (53%).

I vantaggi sui costi delle azioni virtuose

Eppure affrontare il problema non solo è giusto ma è una strada virtuosa: le organizzazioni che hanno sviluppato una roadmap completa per accelerare l’implementazione di un It sostenibile hanno ottenuto punteggi migliori in ambito Esg (61%) , una maggiore customer satisfaction (56%), un risparmio in termini di imposte (44%). In particolare, ci sono azioni che conducono benefici diretti in termini di risparmi sui costi. Per esempio l’autospegnimento dei dispositivi hardware (in media offre risparmio 14%), passare a un framework e architettura cloud di tipo green (19%), sviluppare architetture sostenibili per razionalizzare le applicazione e dissociare le app energy-intensive (11%), usare il machine learning per ottimizzare i sistemi di raffreddamento dei data center (8%), e utilizzare l’intelligenza artificiale per ottimizzare l’utilizzo dei data center stessi (9%). Fonte: Il Sole 24 Ore, Alessia Maccaferri, 03.06.2021

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