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Lug 08 2022

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LA GIORNATA MONDIALE DELL’AMBIENTE

Care amiche, cari amici,

Questo mese vorrei condividere con voi un mio articolo uscito su La Stampa il 5 giugno scorso in occasione della giornata mondiale dell’ambiente. Le difficoltà del presente tendono a distogliere la nostra attenzione dalla questione ambientale che invece deve rimanere un obbligo morale che noi tutti, come singoli cittadini o come aziende, non possiamo esimerci dall’affrontare.
La giornata mondiale dell’ambiente che abbiamo celebrato a inizio mese, assume un valore particolare nel delicato momento storico che ci troviamo a vivere. La duplice situazione di emergenza: pandemica da inizio 2020 e da qualche mese anche bellica, sta infatti – e purtroppo – stemperando l’importanza della questione climatica e ambientale; mettendo in disparte il percorso verso un cambio di paradigma in chiave ecologica, che quantomeno in Europa pareva iniziare a configurarsi.
Dico questo soprattutto alla luce di affermazioni pronunciate con crescente frequenza da politici e non negli ultimi mesi; che ci porterebbero a fare enormi passi indietro in alcuni ambiti estremamente strategici non solo per la transizione, ma anche per la nostra stessa sicurezza. Mi riferisco in special modo al riproporre l’uso del carbone per la produzione di energia e all’allentamento degli standard ambientali da rispettare nella produzione di cibo. Non a caso si tratta in entrambi i casi di ambiti che dipendono dall’uso di risorse naturali.

Se ci pensiamo d’altronde il progetto d’integrazione comunitaria iniziò proprio nel 1952 con l’entrata in vigore del Ceca; l’accordo che metteva in comune il carbone e l’acciaio. Negli anni però anziché continuare a investire su questo obiettivo, per esempio attraverso la ricerca e implementazione su larga scala di energie rinnovabili, abbiamo ceduto gran parte della nostra sovranità a Paesi terzi e non democratici (vedi la Russia). Abbiamo erroneamente dato per scontato la disponibilità energetica, così come la pace. E’ così che, in un mondo in cui la concentrazione di Co2 in atmosfera non è mai stata così alta, ci troviamo ora a dover ricorrere a fonti energetiche estremamente climalteranti quali il carbone.

Analogo discorso vale per l’agricoltura la cui strategicità per il territorio comunitario viene sancita formalmente nel 1962 con la prima PAC (politica agricola comune). A seguito di decenni di intensificazione, standardizzazione e finanziarizzazione del comparto agricolo, alcune recenti misure (eco schemi, 25% delle terre coltivate a biologico, rotazione delle colture etc.), previste dalla nuova PAC e dalle strategie “Farm to Fork” e “Biodiversità 2030”, lasciavano ben sperare in un cambio di rotta a favore della tutela dell’ambiente (e della nostra salute) L’attuale preoccupazione per la sicurezza alimentare a livello globale derivante dal conflitto in Ucraina, è però un’opportunità per le grandi lobby del cibo che sostengono che un’agricoltura attenta all’ambiente affamerà il mondo. E’ così che si ritorna a parlare di uso massiccio di input chimici di sintesi, di OGM e di intensificazione delle monocolture. Mentre i veri rischi per l’alimentazione sono legati alle gravi conseguenze della crisi climatica che già si verificano con siccità e aumento di fenomeni meteorologici estremi. Alla desertificazione dei suoli dovute a pratiche agricole depauperanti. Alla dipendenza da fonti fossili per la produzione di fertilizzanti chimici e pesticidi, per l’utilizzo dei mezzi meccanici, e per il funzionamento dei mercati globali. La disponibilità di cibo infatti dipende in primis dal mantenimento della biodiversità e dai servizi ecosistemici; che a loro volta dipendono dalla presenza di un ambiente sano e non degradato. Un obiettivo che non può essere perseguito mediante l’intensificazione della produzione, ma attraverso la diversificazione, la rilocalizzazione delle colture che sono alla base dell’alimentazione dei popoli, e mediante pratiche agricole rigenerative. Ecco perché penso che oggi la giornata mondiale dell’ambiente abbia un valore particolare. Le recenti affermazioni in tema energetico e alimentare sono irrazionali e controproducenti in quanto mancano di una visione complessiva e complessa dell’attualità. La pace, la sicurezza alimentare e persino la salvaguardia della salute di fronte all’insorgenza di malattie infettive non sono infatti disgiunti dalla cura che riponiamo nei confronti dell’ambiente. Noi essere umani, con le nostre società e le nostre economie, esistiamo all’interno della biosfera e dipendiamo dunque dai sistemi naturali e dalle risorse in essi presenti. Le guerre e i conflitti trovano un terreno fertile nella conquista di risorse naturali, nella loro scarsità o eccessivo sfruttamento. Così come le epidemie sono fortemente correlate all’alterazione antropica degli equilibri naturali: intervenendo sugli ecosistemi favoriamo la fuoriuscita dei virus e degli animali che possono esserne portatori. Ci troviamo in un momento storico di crisi, in cui il fitto reticolo di relazioni che reggono il sistema globale è messo a dura prova da ripetuti shock. Ma proprio per questo non dobbiamo diminuire l’attenzione verso clima e ambiente. Dobbiamo invece riconoscere la profonda interrelazione dei nostri sistemi naturali, sociali ed economici e riconoscere che il mantenimento di un ambiente sano è garanzia universale di pace, diritti e prosperità.

Un caro saluto

Caro Petrini

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