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Ago 29 2021

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PASSEGGIATE NELLE VALLI, POLENTA CONCIA, ACCOGLIENZA IN MULINI E MONASTERI: CHE SCOPERTA IL BIELLESE

Oggi la Quinta incoronazione centenaria della Madonna di Oropa e una degustazione di vini bio a Vigliano Biellese, poi birra, burro a latte crudo, formaggi da alpeggi. E gli imprenditori del turismo inaugurano una nuova era con il rilancio di ville, b&b e musei

Il Biellese visto dalle montagne 

La Quinta centenaria incoronazione della Madonna di Oropa, che sarà celebrata oggi (domenica 29 agosto) nel santuario mariano più alto della catena alpina, accende in questi giorni di fine agosto i riflettori sul Biellese e sulle sue montagne: la conca che ospita il Sacro Monte ed è protetta dalla vetta del Mucrone, è incastonata fra la Serra morenica e la valle Elvo a est, mentre a ovest la cingono la Valle Cervo e, più a oriente, l’Oasi Zegna. Terre alte verdi e per lo più selvagge, mete ideali per escursionisti a piedi e in bicicletta, con boschi attraversati dai torrenti di acqua leggera, la più leggera d’Europa (da qui la Lauretana e la birra Menabrea), e punteggiati da alpeggi in cui i formaggi prodotti si sposano col burro a latte crudo, presidio SlowFood, e insieme affogano nella polenta concia, macinata a pietra a chilometro zero.

La polenta concia è una  delle specialità del Biellese 

Ma il distretto, conosciuto oltre che come luogo di fede anche come culla del tessile d’eccellenza, da qualche anno ha scommesso su un terroir particolare per tornare a imbottigliare vino, quello che con l’etichetta Alto Piemonte con vini a base di Nebbiolo, viene prodotto rispettando la terra con coltivazioni sostenibili. Proprio oggi, a Villa Era (a Vigliano Biellese) si svolge una degustazione mercato che riunisce nella dimora ottocentesca e nel suo parco, 13 «vignaioli artigiani» votati al bio.

Silvia Rivetti di Villa Era 

Del Biellese i sapori più conosciuti sono storicamente i Canestrelli, le cialde al cioccolato che devono la loro popolarità ai produttori di stoffe che li regalavano ai clienti di tutto il mondo; è apprezzato il Ratafià, liquore di ciliegie che rende il gelato molto più «goliardo»; e all’appello risponde anche la Paletta, la spalla del maiale insaporita con bacche ed erbe aromatiche la cui ricetta risale al Quattrocento mentre Slowfood ha messo la sua Chiocciola rossa anche sul Miele di alta montagna prodotto in zona.

Di recente il territorio laniero si sta risvegliando sotto l’aspetto enogastronomico e quello dell’accoglienza. In gioco si sono messe una cinquantina di aziende di medie, piccole o piccolissime dimensioni: b&b, monasteri e ristoranti, mulini, apicoltori e produttori agricoli e caseifici. Il progetto si chiama Slow Food travel Montagne biellesi e ha messo in rete oltre una cinquantina di attori connessi a 34 siti museali, a un gruppo di chef che privilegiano i prodotti del territorio e a una decina di guide turistiche.

Scampagnata di Slow Food Travel tra le montagne biellesi 

«Abbiamo dato una risposta al turismo di prossimità – spiega la coordinatrice Nazarena Lanza -. Si è creata una comunità che oggi ha una voce forte e chiara, che può presentare, nel segno del buono, pulito e giusto, produzioni che altrimenti rischierebbero l’estinzione. Si tratta di un’economia circolare perché non solo ne beneficia chi produce ma anche chi è connesso per altri motivi al turismo, per esempio le attività formative. La nostra filosofia è fatta di attenzione per l’ambiente, consumo etico, bontà di prodotto e di conseguenza offre un sostegno alle imprese locali, soprattutto le più piccole e isolate che così vengono rafforzate».

Esempio emblematico di questo risveglio è la Valle del Cervo (patria fra l’altro del Ratafià) che sta lavorando nel segno del gusto e dell’accoglienza. La sfida per primo l’ha raccolta Andrea Finco, di base a Sagliano con un agriturismo e un caseificio in dote, che ha creato nel 2015 una società che riunisce produttori bio di latte e cereali, un panificio che lavora con il lievito madre e un mulino, e realtà artigianali di succhi di frutta, di miele e di birra. «Oggi siamo nove – dice – e insieme abbiamo capito che si può collaborare per portare avanti progetti importanti attraverso investimenti comuni».

Andrea Finco con le sue caprette 

 

 

 

 

 

Andrea Finco nel suo caseificio 

A Campiglia, pochi chilometri più avanti, è stata invece un’imprenditrice milanese a investire sulle vecchie case della piccola frazione di Oretto, trasformandole in una country house con chef e proposte di esperienze naturalistiche, sportive e culturali mentre a pochi chilometri di distanza, a Rialmosso, a sua volta un giovane intraprendente, Alessandro Boggio Merlo, ha avviato un progetto di ospitalità diffusa ripreso anche a Piedicavallo con case vacanza dai tetti di pietra «rubate» al piccolo centro montano dal quale partono numerosi sentieri che portano ai rifugi in quota. Una tappa è consigliata a Rosazza. Fonte: la Repubblica, Paola Guabello, 29.08.2021

 

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