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Gen 05 2021

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IL SOGNO CONCRETO DI AGITU

«Il filo conduttore della mia vita, del mio lavoro, è l’amore».

Un amore profondo per il territorio, per gli animali, per il cibo sano e l’ambiente che non l’ha salvata da un brutto destino. Quello che aveva già evitato nella sua Etiopia. Agitu Idea Gudeta, dottoressa in sociologia, fiera imprenditrice del biologico trentina di origine etiope, formatasi nell’arte casearia in Francia e allevatrice di capre felici non c’è più. La sua morte, avvenuta il 29 dicembre 2020 per femminicidio, causata da uno dei suoi collaboratori di origine ghanese che lei stessa aveva accolto, ha colpito l’Italia intera e ha fatto il giro del mondo.

Una ferita profonda e lacerante nella speranza di tutti coloro che hanno visto in lei un futuro possibile, all’insegna della sostenibilità e di un’economia di montagna rispettosa dell’ecosistema e degli habitat naturali. Un lutto collettivo che ha colpito per prima la stessa comunità trentina scesa in piazza in suo ricordo a Trento, proprio davanti al suo primo negozio aperto nel centro della cittadina, inaugurato lo scorso maggio. Ma anche a Rovereto e a Bolzano.

Nata ad Addis Abeba il primo gennaio 1978, Agi, così la chiamavano le tante persone amiche che l’hanno amata, era arrivata in Italia a 18 anni per motivi di studio, come ha raccontato più volte lei stessa. Dopo la prestigiosa laurea in sociologia a Trento era ritornata nel suo paese, ricca di progetti da sviluppare per una nuova agricoltura sostenibile. Combattendo strenuamente l’impoverimento di contadini e allevatori causato dal land grabbing, favorito invece dai governi etiopi. A causa di ciò, minacciata di morte, era rientrata in Italia con lo status di rifugiata nel 2010.

Proprio tra le valli delle Dolomiti trentine, prima in Val di Gresta e poi nell’incontaminata Valle dei Mocheni, dove aveva trovato casa, era diventato punto di riferimento del biodistretto, recuperando dei terreni abbandonati. Riscoprendo le radici del sapere africano e salvando le capre di razza mòchena autoctona, prossime all’estinzione, allevandole allo stato brado e ottenendo dal loro latte formaggi squisiti e cosmetici naturali. Agitu non ha mai perso la sua determinazione per riscrivere un futuro diverso per sé e per il territorio che l’ha accolta, nonostante da qualche anno sia stata vittima di stalking e minacce di morte a stampo razzista.

Già nel 2015, a soli 5 anni dal suo ritorno in Italia, con la sua azienda agricola biologica «La capra felice» aveva ricevuto il Premio Resistenza Casearia da Slow Food. Nel 2018 proprio Valori.it l’aveva identificata come una delle 18 donne del pianeta da seguire come modello di un’idea di società civile inclusiva, paritaria e più sostenibile. Menzione speciale al premio Luisa Minazzi Ambientalista dell’Anno a Casale Monferrato nel 2019, Agitu ha lasciato un allevamento di oltre 180 capre mochene, il caseificio e un’azienda agricola avviata, pronta ad ingrandirsi, che aveva anche iniziato a produrre cosmetici biologici. E nel cassetto diversi progetti come la trasformazione della sua azienda in agriturismo.

A tutti i sogni infranti, alle sue capre, molte delle quali gravide che necessitano di essere curate e assistite stanno rispondendo in tanti e la comunità che l’ha accolta. Dalle associazioni e dagli amici allevatori, dal sindaco di Frassilongo Luca Puecher, al sindaco di Trento fino a Emma Bonino che l’aveva voluta con sé nel marzo 2017, proprio per dare testimonianza del suo status di rifugiata e imprenditrice di successo. In questi giorni è partita una raccolta fondi, (mentre scriviamo ha superato i 60 mila euro) che sosterrà i suoi familiari per il trasferimento della salma in Etiopia. Rispettando la volontà della famiglia, chi l’ha conosciuta e amata chiede di salvare tutto ciò che Agitu ha costruito in questi anni. E proprio in queste ore la pastora Beatrice sta iniziando a prendersi cura delle capre felici. «Nonostante tutto i sogni non si fermano mai» scriveva Agitu Idea Gudeta, solo questa primavera. «E con i nostri sogni cerchiamo di costruire il futuro migliore nonostante le difficoltà» fonte: Rosy Battaglia di Valori.it, 04.01.2021

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