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Ago 30 2022

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ATTIVITÀ FISICA, FARNE IL DOPPIO ALLUNGA LA VITA

Da uno studio americano è emerso che il raddoppio delle ore indicate nelle linee guida del Dipartimento della salute comporta un rischio inferiore del 33% di morte per malattie cardiovascolari. L’eccesso invece non conduce a benefici

(Credit: Dulcey Lima/Unsplash)

L’esercizio fisico fa bene, se si raddoppia il tempo dedicato agli allentamenti ancora meglio, ma nessuna esagerazione, perché non porta benefici. Questo il suggerimento di uno studio condotto negli Stati Uniti e pubblicato sulla rivista Circulation.

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, sono circa 3.2 milioni i morti ogni anno per patologie legate alla sedentarietà, mentre è provato che un esercizio fisico regolare riduce il rischio di malattie del sistema cardiovascolare, di sindrome metabolica e diabete di tipo 2. Inoltre, ha un’influenza positiva sulla salute mentale.

La ricerca

Lo studio ha preso come base di riferimento le linee guida sull’attività fisica del Dipartimento della Salute americano, pubblicate nel 2018, che suggeriscono un minimo di 150-300 minuti di attivita fisica moderata a settimana o, per i più sportivi, 75-150 minuti di attività intensa, oppure un’associazione delle due, a seconda del tempo a disposizione e della forma fisica.  Tra gli adulti tenuti sotto osservazione nel corso della ricerca, coloro che hanno dichiarato di aver effettuato il doppio dell’attività fisica suggerita dalle linee guida hanno presentato un rischio più basso di mortalità a lungo termine. Chi invece ha superato di ben quattro volte i livelli raccomandati non ha ottenuto alcun beneficio in più ma neanche danni al fisico. Quindi raddoppiare i tempi suggeriti va bene ma senza strafare.

Sono stati 116.221 i partecipanti al Nurses’ Health Study e all’Health Professionals Follow-up Study, tra il 1988 e il 2018, che hanno completato fino a 15 questionari sulla loro salute e sull’attività fisica nel tempo libero, aggiornati ogni due anni. Il 96 % degli intervistati era di razza bianca, il 63 % di sesso femminile e l’età media e l’indice di massa corporea durante il follow-up erano di 66 anni e 26 kg/m2. Nel corso dei 30 anni, si sono verificati 47.596 decessi.

I risultati

Coloro che hanno rispettato le linee guida per un’attività fisica intensa a lungo termine (75-150 min/settimana) hanno ridotto il rischio di morte per malattie cardiovascolari (CVD) del 31%, per altre cause del 15% e, in percentuale, per tutte le cause del 19%, rispetto a coloro che non lo hanno fatto. Coloro che invece hanno raddoppiato il minimo raccomandato (150-299 min/settimana) hanno registrato un rischio inferiore del 27%-33% di mortalità per CVD, del 19% di mortalità per cause non CVD e del 21%-23% di mortalità per tutte le cause.

Chi invece si allenava il minimo “moderato” raccomandato, ossia 150-300 minuti a settimana, ha abbassato il rischio del 22 per cento di mortalità per malattie cardiovascolari e del 20 per cento per tutte le altre cause. Il beneficio in termini di mortalità è apparso in aumento con 600 min/settimana di attività fisica moderata .

Un allenamento molto più intenso sembra invece non aver ridotto ulteriormente il rischio di mortalità, infatti le percentuali sono rimaste le stesse per quel che riguarda le malattie cardiovascolari (rischio inferiore del 32 per cento) e per tutte le altre (22%).

Le linee guida? Sono il minimo

“Le linee guida rappresentano sempre un minimo, l’attività fisica è come un farmaco, un dosaggio inferiore non ha beneficio, se si esagera però possono esserci dei danni” – afferma il professor Gianfranco Beltrami, vice presidente vicario Federazione medico sportiva italiana. “L’esercizio, il movimento, va personalizzato. È il medico dello sport che deve prescrivere il corretto livello di attività, in base alla storia clinica del soggetto, all’età, al sesso. Poi, può essere incrementato”.

Quello che emerge chiaramente dallo studio è che qualsiasi tipo di attività fisica è importante. Anche fare solo un’ora di esercizio diminuisce del 13 per cento il rischio di morte per malattie cardiovascolari e del 19 per cento per tutte le altre cause. L’allenamento intenso può portare benefici in un tempo più breve, ma non sono maggiori. Resta fondamentale farlo sotto controllo. Le mamme in genere si rivolgono ai pediatri per sapere che tipo di sport far fare ai figli. E bisognerebbe continuare così anche da adulti.

“Gli sportivi non agonisti tesserati sono sottoposti a visita annuale, ma io lo consiglierei a tutti perché l’attività fisica va fatta correttamente per non andare incontro a problemi – aggiunge il professo Beltrami – mal di schiena, contusioni, anche logorio di muscoli e tessuti. Per non parlare del  cosiddetto ‘mancato recuperò dopo un allenamento, che può essere anche un lungo giro in bicicletta. In questi casi, soprattutto per una persona non più giovane, bisogna fermarsi il giusto tempo perché la stanchezza va recupeata”.   Fonte: la Repubblica, SALUTE, Priscilla Di Thiene, 30.08.2022

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