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Feb 02 2023

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EDUCAZIONE E BUON SENSO, COSÍ SI EVITANO GLI ECCESSI

Il consumatore evoluto degusta e apprezza il bere senza esagerare

Buon senso ed educazione alimentare. Sono questi i primi pensieri che mi vengono in mente per commentare il via libera dato dall’Unione Europea alla normativa irlandese che prevede l’applicazione di messaggi demonizzanti sul rapporto tra alcol e salute su tutte le bevande alcoliche vendute nel Paese, compreso il vino. Che l’eccesso di alcol faccia male è una realtà indiscutibile: non possiamo negarlo e occorre capire le motivazioni che, soprattutto in certi Paesi, inducono a ridurne il consumo. Ma non si può fare di ogni erba un fascio.

Fino a 50 anni fa, il vino era un alimento che entrava nelle case e nella dieta quotidiana di milioni di persone: aveva una sua funzione, forniva calorie e nutrimento. Come qualunque altro cibo, a partire dalla carne o dai formaggi, sono l’eccesso e il consumo scorretto a creare problemi per la salute. Ora che siamo immersi in una condizione di vita più sedentaria, anche la dieta è cambiata e per quanto riguarda il vino si è sviluppato un consumo diverso, più legato al piacere e alla volontà di fare un’esperienza culturale attraverso un prodotto dalla storia millenaria che sa raccontare in modo formidabile di territori, tradizioni, persone e paesaggi. Il consumatore evoluto degusta e apprezza, l’eccesso è legato soprattutto a situazioni psicologiche o comportamentali che esulano dal vino in sé. Nel passaggio da alimento a consumo diversificato il vino non ci ha affatto perso, anzi ci ha guadagnato in valore aggiunto e in crescita delle regioni viticole.

In questo senso, mi pare che inserire o meno sulle etichette messaggi allarmistici non serva molto a migliorare la situazione. La produzione del vino, soprattutto quello di qualità, non andrà in sofferenza per questo motivo, come si è visto dove simili provvedimenti sono già stati adottati. Ma temo che non sarà utile neppure per contrastare gli abusi, così come non lo è l’etichetta a semaforo Nutri – score che, se applicata, boccerebbe senza appello gran parte dei prodotti di eccellenza italiani. Perché la vera sfida non consiste nell’introdurre nuovi divieti e classificazioni dai toni sempre più allarmistici, quanto piuttosto inserire nelle scuole un progetto secondario di educazione alimentare. E’ questo l’unico approccio concreto per evitare di finire sempre nelle contrapposizioni sterili tra chi vuole imporre per legge ciò che dovrebbe essere regolato dall’oculatezza e chi alza gli scudi solo per difendere i propri interessi economici, per quanto legittimi. L’educazione alimentare è uno degli elementi fondamentali di cui dovremmo dotarci non solo in Italia, ma in tutto il mondo, perché la situazione è simile ovunque. E ciò dovrebbe avvenire già a partire dalle scuole primarie, per poi accompagnare gli adolescenti in un percorso che consenta loro l’accesso da adulti a un consumo consapevole del cibo e anche dell’alcol. Un tempo, tutto ciò si tramandava a tavola di padre in figlio e di madre in figlia: oggi si è creata un’assenza enorme ed è anche per questo che ciclicamente qualcuno arriva a proporre proibizioni e semafori, come avviene adesso in Irlanda. In fondo, queste scelte esasperate non fanno altro che mettere in evidenza la grande assenza di educazione e di buon senso che caratterizza i consumatori di oggi.

Carlo Petrini – Da La Stampa del 13 gennaio 2023 (Testo raccolto da Roberto Fiori) fonte: UNISG, Newsletter Febbraio 2023

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