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Set 23 2022

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“L’ECONOMIA DI FRANCESCO”, OVVERO LA SOSTENIBILITÀ AMBIENTALE, SOCIALE, ECONOMICA E SPIRITUALE

A “Terra Madre Salone del Gusto” dialogo tra Carlo Petrini (Slow Food), Luigino Bruni (The Economy of Francesco) e Carlo Padoan (Unicredit)

 “L’economia di Francesco” è sostenibilità ambientale, sociale, economica e spirituale

Cambiare il sistema agricolo alimentare, che il primo responsabile delle emissioni di Co2 e quindi del climate change, mettendo in pratica il concetto di sostenibilità, che non vuol dire “sostenere”, ma rendere durevole nel tempo. Lavorando su quattro dimensioni della sostenibilità: quella ambientale, quella economica, quella sociale e anche quella spirituale. È il messaggio de “L’Economia di Francesco”, che si ispira tanto al Santo di Assisi che al pensiero ed ai dialoghi tra Papa Francesco e Carlo Petrini, fondatore Slow Food, e che oggi, in un ponte ideale tra Torino, da Terra Madre Salone del Gusto 2022, Assisi e Roma, ha visto dialogare sul tema lo stesso Petrini, insieme a Pier Carlo Padoan, presidente del Consiglio di Amministrazione di UniCredit, già vicesegretario generale dell’Ocse e Ministro dell’economia e delle Finanze del Governo italiano, e ancora, in collegamento da Assisi, Luigino Bruni, economista, professore ordinario di Economia Politica alla Libera Università Maria Santissima Assunta di Roma, autore di moltissimi saggi dedicati principalmente ai temi dell’economia civile e dell’economia di comunione, e direttore del Comitato Scientifico di “The Economy of Francesco”. Tutto parte da una riflessione di Luigino Bruni: “l’uomo felice, come diceva già Aristotele, ha bisogno di amici, il fattore economico non basta. Serve qualcosa in più, come la socialità, che, però, si sta disgregando anche per effetto dei social, paradossalmente. E quel qualcosa in più che serve ad avere uno scopo, quella sostenibilità spirituale che una volta era riempita dalle religioni e dalle grande ideologie politiche, oggi in qualche altro modo va colmata. C’è una grande domanda di “senso”, e se non rispondiamo a questa domanda, la prossima pandemia sarà la depressione. Ma questo vuol dire ripensare tutto il sistema, e questo sistema capitalistico soffre, e fa soffrire molti, perchè è insostenibile da un punto di vista ambientale, sociale, economico e spirituale”.

Un cambiamento che, da sempre, è al centro della lotta di Slow Food. “Molto abbiamo fatto, perchè negli anni è cambiata la sensibilità su certe tematiche da parte anche della grande industria del cibo, della distribuzione, dei fast food. Ma serve di più, e il pilastro sono le tante piccole comunità rurali che, anche grazie a Terra Madre, sono rifiorite con orgoglio in tutto il mondo. E che devono pesare di più. Basta pensare che 500 milioni di piccole entità produttive, agricoltori, pescatori, allevatori, garantiscono il cibo all’80% dei viventi. Già solo questo dovrebbe far riflettere sull’importanza di questa rete. Eppure ancora manca un’influenza forte sul tessuto politico di queste realtà, anche se molto è cambiato. E molta di quella che chiamiamo sostenibilità passa da queste entità di piccola scala”, ha detto Petrini. Che ha aggiunto: “questa contemporaneità di crisi (economica, energetica, e la guerra, ndr) ci fa dimenticare quella più profonda, quella che lascerà i segni maggiori, che è quella ambientale e climatica. Il responsabile primo di questa crisi è il sistema alimentare globale, e in questo non ci aiuta l’immagine che spesso si ha di cibo e agricoltura, con una parte ludica e “spettacolistica” che è insopportabile, che fa passare un’immagine del sistema alimentare che è sbagliata. La storia della gastronomia non è stata fatta da pochi chef maschi, che oggi sono le star, ma da milioni di donne che, con poco, in alcuni territori, hanno fatto ricette che sono monumenti gastronomici, e nascevano da un’economia di sussistenza. E ancora oggi è così in molte parte del mondo, questa è gastronomia. Ed è quel non sprecare, quel non buttare nulla che già facevano le nostre nonne, e che oggi si chiama “economia circolare”. Ma per cambiare serve che tutti, a partire dalle proprie case e dai singoli comportamenti, si assumano responsabile e facciano delle scelte. Senza dimenticare il piacere, perchè con il magone non si fanno le rivoluzioni. E la storia di Slow Food – ha detto il suo fondatore – è quella di un movimento che ha fatto scelte politiche anche forti, ma non ha mai rinunciato al piacere, anche secondo Papa Francesco il piacere è una cosa che aiuta. Come diceva sempre anche il mio amico Folco Portinari, ovvero: “non credo in Dio, ma se ci credessi lo farei perchè ha messo il piacere nelle due cose che mandano avanti la specie, fare l’amore e mangiare”.

Quella che ha raccontato Petrini – ha aggiunto Carlo Padoan – è una grande strategia politica fatta con passione. Da economista aggiungo come queste tematiche si stiano affermando nell’economia.La parola “spreco” da un messaggio potente, le cifre che ci dice Petrini (“oggi si produce cibo per 12 miliardi di persone, ma siamo 7, 900 milioni sono malnutriti, 1,6 miliardi mangiano troppo”, ndr) raccontano una cosa paradossale: c’è un problema di distribuzione, di allocazione delle risorse che va risolto. “Economia circolare” – ha aggiunto Padoan – è un altro termine forte: è vero che le nostre nonne la facevano già. Oggi lo spreco c’è nel cibo, nell’energia, e l’economia circolare è il tentativo di minimizzare gli sprechi. Con le nuove tecnologie, però, è possibile, ed è un obiettivo sempre più vicino. E parlando di “sostenibilità”, devo far notare che oggi è di moda la sigla Esg che riassume le dimensioni ambientale, sociale e di governance. Parametri a cui anche la finanza e le banche guardano sempre con maggiore attenzione, senza fermarsi solo al dato economico o al profitto. Siamo all’inizio, o anche a qualcosa di più, di un processo che vede muoversi in contatto cittadini, imprese e finanza. Di questi temi ci si sta occupando sempre di più, in una dinamica complessa, dove è difficile trovarsi d’accordo, pensiamo alla visione di sostenibilità diversa tra Usa, Europa e altre aree del mondo, ma l’attenzione cresce. Anche gli economisti devono darsi da fare – ha concluso Padoan – perchè la loro professione non sia ricordata solo come una “triste scienza”, come diceva Keynes”.   Fonte: WineNews, 22.09.2022

 

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