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Feb 28 2022

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L’EDITORIALE DI FEBBRAIO DELL’UNIVERSITÀ DI SCIENZE GASTRONOMICHE DI POLLENZO DI CARLO PETRINI

L’editoriale di questo mese, a firma di Carlo Petrini, è dedicato alla legge costituzionale a tutela di ambiente e biodiversità. Seguono alcune interessanti news dal nostro Network e dagli Alunni, i progetti della didattica e il fitto calendario delle attività di marzo da segnarsi in agenda.

Questo mese vorrei dedicare la mia riflessione a un fatto accaduto qualche settimana fa. Mi riferisco all’approvazione in seno alla Camera della legge costituzionale che riconosce la tutela della biodiversità, dell’ambiente e degli ecosistemi come principi fondamentali da tutelare.

Questo è un importantissimo passo in avanti compiuto dal patto fondativo della nostra comunità, che dimostra di non essere un feticcio immutabile e monolitico, ma un documento capace di evolvere conformemente al periodo storico che si trova a vivere.

D’altronde è del tutto comprensibile che nel 1948 i padri costituenti non si fossero posti il dubbio rispetto alla trattazione della questione ambientale. A quel tempo infatti oltre il 50% della popolazione italiana era impiegata nel settore primario, l’inurbamento era agli albori, e il legame con la natura, l’ambiente e gli ecosistemi era ancora forte.

Nel corso dei successivi settant’anni, da fattore trascurabile la tutela dell’ambiente è però diventata un’urgenza impellente; e il suo riconoscimento all’interno della nostra carta costituzionale come patrimonio comune di tutti e tutte, era diventato quanto mai necessario.

Nello specifico la modifica all’articolo 9 vede l’equiparazione a livello giuridico dello sviluppo della cultura e della ricerca scientifica con la tutela dell’ambiente e della biodiversità. Devo dire che il connubio dialettico di cultura e biodiversità mi piace molto. Se vogliamo salvaguardare la biodiversità infatti, non possiamo prescindere dalla cultura dei popoli che vivono il territorio all’interno del quale quella diversità biologica si è sviluppata. Analogamente, continuando a minacciare la diversità delle specie animali e vegetali, così come stiamo facendo, andremo incontro a un considerevole impoverimento a livello culturale, oltre che a uno scenario generale di drammatica aridità.

L’aggiunta all’articolo 41 dispone invece che l’iniziativa economica privata non potrà essere dannosa nei confronti della salute e dell’ambiente. In questa modifica voglio riporre grande speranza,  vedendoci una prima denuncia e presa di visione, anche sotto il punto di vista giuridico, di quelle pratiche che identifichiamo con l’anglicismo “greenwashing”. Oggi siamo costantemente sottoposti ad una sostenibilità di facciata, che di sostenibile ha solo il nome. Ma ora che la tutela dell’ambiente è entrata in costituzione auspico che si restringa sempre più lo spazio di manovra per quelle realtà economiche che puntano a incrementare il loro profitto fregiandosi di una menzognero e ingannevole interesse per il pianeta.

Al di là delle responsabilità delle imprese, o della classe politica c’è però da non trascurare il ruolo che ognuno di noi deve avere nell’attuazione di queste nuove disposizioni previste dalla nostra carta costituzionale. Senza una cittadinanza attiva, propositiva e consapevole infatti, nessuna costituzione è altro che un bel manifesto di intenti senza corpo. E questo è oltremodo vero dinanzi all’urgenza della crisi climatica che ci pone nella condizione di non mollare la presa.

D’altronde l’ambiente, ma ancor di più la biodiversità non sono concetti astratti, lontani dalle nostre vite, ma sono l’espressione più concreta e tangibile della nostra relazione con il pianeta in cui viviamo.

Non solo; la biodiversità è anche una preziosissima risorsa capace di rispondere a ciò che la crisi climatica ci porrà di fronte. Se noi smettiamo di coltivare la biodiversità agroalimentare (come sta ampiamente succedendo), in nome di una logica produttivistica, il risultato è che le specie meno produttive scompaiono. Ma il giorno in cui una malattia, gli effetti del cambiamento climatico, o entrambe, colpiranno queste specie ora considerate forti e le faranno scomparire, noi non avremo più alternative capaci di resistere alle avversità e nutrirci. E capiamo dunque che difendere la biodiversità non è solo la salvaguardia di specie con cui mai verremo in contatto con la nostra vita, ma si concretizza anche in un gesto apparentemente semplice come coltivare varietà locali di ortaggi nel proprio orto o acquistare le stesse da filiere locali. E aggiungo, delimitare la biodiversità entro i limiti delle aree protette e delle riserve naturali significa creare sì dei bellissimi paradisi terrestri, ma il vero valore della biodiversità proviene dallo scambio e interazione con gli elementi socio-culturali, e non dall’isolamento.

Il traguardo raggiunto con l’inclusione della tutela ambientale e della biodiversità in costituzione è dunque un momento da celebrare perché sancisce l’obbligo di garantire il diritto a vivere in ecosistemi sani non solo nel presente, ma anche nel futuro e a coloro che verranno. Ma ricordiamoci

che le parole da sole non bastano, e che è responsabilità di noi tutte e tutti di trasformarle in quotidianità. Esigiamone il rispetto e mettiamole in pratica nelle nostre vite; facciamo sì che diventino materia vivente di costruzione della società e di attuazione di una vera transizione ecologica.

Carlo Petrini, 28.02.2022

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