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Lug 23 2013

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NON PIÙ SOLO SANGIOVESE E NEBBIOLO

I vitigni autoctoni italiani, ovvero quel qualcosa di diverso ed esclusivo appannaggio dell’Italia che, a detta di molti, è il vero asso nella manica del Belpaese enoico.

Ma tra le mille varietà che si incontrano dalla Valle d’Aosta alla Sicilia, ce ne sono alcune che, oggi e domani, saranno le più importanti, con i vini a cui danno origine, sui mercati mondiali.

E così, vicino a mostri sacri come il Sangiovese e il Nebbiolo, che, tra gli altri, danno vita a vini simbolo dell’Italia enoica, come Brunello di Montalcino e Chianti (e Chianti Classico) nel primo caso, e Barolo nell’altro, ce ne sono altri che testimoniano, per altro, quanto il Sud del Belpaese sia sulla cresta dell’onda nello scenario vinicolo mondiale. A partire da Nerello Mascalese e Nero d’Avola, che stanno facendo le fortune della Sicilia, ad Aglianico, Fiano, Falanghina e Greco di Tufo che fanno sorridere soprattutto i produttori della Campania. C’è poi il Vermentino, che dalla Sardegna alla costa Toscana sta avendo risultati eccellenti, ma anche il Glera, alla base del fenomeno Prosecco. Per finire, tra i vitigni con più prospettive, ci sono il Trebbiano, protagonista della rinascita vinicola dell’Abruzzo, e uno dei must della viticoltura, non solo italiana, ma mondiale: il Pinot Grigio.

Che il parterre di vini italiani ormai considerati tra le grandi espressioni del nettare di Bacco nel mondo si stia allargando, è un dato di fatto. Lo dice la critica, ma lo dice soprattutto il mercato, con le performance all’estero di tanti territori, soprattutto del Sud d’Italia, che negli ultimi anni si sono conquistati un posto al sole, affiancandosi ai due storici must dell’enologia tricolore, la Toscana e il Piemonte. E ora, un’altra testimonianza di questa crescita, arriva dalla pubblicazioni che per anni è stata, e rimane, la più importante voce critica del vino a livello mondiale, The Wine Advocate.

La rivista per la prima volta, nella sua Vintage Chart 2013, una sorta di cronistoria aggiornata ogni anno, con la serie storica delle valutazioni delle annate dei territori più importanti del mondo, per l’Italia, oltre a vini e ai territori più importanti di Toscana (Brunello di Montalcino, Chianti Classico, Maremma e Bolgheri) e Piemonte (Barolo e Barbaresco), ha inserito, per la prima volta, anche la Campania, con il Taurasi, il Friuli Venezia Giulia, con i bianchi del Collio, la Sicilia, con l’Etna, il Veneto, con l’Amarone della Valpolicella, e il Trentino Alto Adige, con i vini bianchi.

Soprattutto l’ingresso dell’Etna conferma i grandi standard raggiunti dal Nerello Mascalese e dalle altre varietà coltivate e vinificate sul vulcano, così l’Etna è sulla strada per diventare una delle regioni vinicole più importanti d’Italia.

Info: www.erobertparker.com

 

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