«

»

Ott 06 2009

Print this Articolo

LE DEGUSTAZIONI DI AUTUNNO DEL SEMINARIO VERONELLI

 

 

LO SFORZATO DI VALTELLINA

LO SFORZATO DI VALTELLINA
Lo Sforzato o Sfursat di Valtellina è il primo passito rosso secco italiano che vanta la “garantita”, ottenuta nel 2003. Frutto della selezione delle migliori uve Nebbiolo (grappoli spargoli e sani), che subito dopo la vendemmia vengono stese su graticci in locali asciutti e ben areati detti “fruttai”, subisce un appassimento che dura mediamente 110 giorni fino a quando, a fine gennaio, l’uva ha perduto il 40% del proprio peso, ha concentrato i succhi, ha sviluppato particolari fragranze aromatiche ed è pronta per la pigiatura. Seguono 24 mesi di maturazione ed affinamento in legno e bottiglia.
La Strada della Valtellina è certamente antica: il ritrovamento dei primi reperti archeologici, rinvenuti in tutta la valle risalgono all’età preistorica. I Romani se ne impossessarono pochi decenni prima della nascita di Cristo, trovando tracce della presenza dei Galli, dei Liguri e degli Etruschi.
La viticoltura è al limite delle possibilità consentite dalla natura: a causa delle forti pendenze si è provveduto alla realizzazione di circa 1200 km di muretti a secco per terrazzare i pendii esposti al sole.
Su tali terrazzi, edificati con millenario lavoro, viene coltivato il Nebbiolo, localmente chiamato Chiavennasca. È il vitigno che ha segnato la storia vitivinicola valtellinese e che ancora oggi caratterizza tutta la produzione dei vini di Valtellina; ritenuto ottimamente adattato ai terreni terrazzati della fascia pedemontana retica. La sua coltura in Valtellina risale probabilmente ai Liguri ed agli Etruschi che costituirono i primi insediamenti nella valle, anche se recenti scoperte di reperti archeologici datano la presenza umana a molto tempo prima.
Citazioni e testimonianze sono pervenute ai nostri giorni soprattutto da storici scrittori latini, quali Catullo, Marziale, Columella, Svetonio, Strabone, Plinio il Vecchio ed in tempi più recenti da Leonardo da Vinci che ne parlò con ampie lodi, ovviamente citando il nome "retico" originato dalle montagne che ne ospitano, sulle loro pendici, le coltivazioni.

Occorre rimarcare come il vitigno Chiavennasca risulti essere come origine un nebbiolo (fenotipo Chiavennasca), acclimatatosi ottimamente in Valtellina.
Considerato tra i grandi cinque vitigni rossi mondiali, il nebbiolo rappresenta una delle grandi sfide enologiche per identità e difficoltà di vinificazione. I primi documenti storici che parlano di questo vitigno risalgono all’inizio del trecento, con la famosa opera del bolognese Pier de’ Crescenzi, ma è solo a partire dal XIX secolo che il Nebbiolo viene frequentemente citato nelle opere dei più famosi ampelografi. Il suo nome, secondo alcuni, deriverebbe da “nebbia” in quanto i suoi acini sembrano quasi annebbiati dall’abbondante pruina, mentre secondo altri sarebbe da mettere in relazione alla tardiva maturazione delle uve che obbliga sovente a vendemmiarle all’epoca delle prime nebbie autunnali.
Ne esistono diverse sottovarietà delle quali le più importanti sono Lampia, Michet e Rosé. In effetti è alla sottovarietà Lampia che vanno ricondotti tutti i sinonimi, essendo il Michet una mutazione genetica del Lampia dovuto a virosi ed il Rosè un parente di primo grado del genotipo Lampia.
Cultivar vigorosa, a germogliamento precoce e a maturazione tardiva, di buona vigoria, che necessità di potatura lunga. Poco sensibile nei confronti di botrite e peronospora mentre risulta più suscettibile all’oidio, predilige terreni freschi argilloso-calcarei ed esige forme di allevamento mediamente espanse.
Il grappolo è di media grandezza, di forma piramidale, alato, semicompatto; l’acino è medio, sferoide, con buccia pruinosa di colore violaceo scuro, con polpa succosa.

Oltre che in Lombardia dove dà vita a tutti i grandi vini rossi della Valtellina con le quattro sottozone (Sassella, Grumello, Inferno, Valgella) e allo Sforzato o Sfurzat da uve appassite, in Italia lo troviamo coltivato in Valle d’Aosta e Piemonte. Produce i più importanti vini rossi piemontesi come Boca, Bramaterra, Carema, Fara, Nebbiolo d’Alba, Roero, Gattinara, Ghemme, Barbaresco e Barolo. In Valle d’Aosta il Donnas e l’Arnad Montjovet. Nel mondo troviamo produzioni negli Stati Uniti (California, New Mexico, Arizona, Pennsylvania, Idaho, Oregon, Virginia e Washington), in tutta l’Australia meridionale compresa l’isola di Tasmania, nel cuore della Constantia Valley, nel lembo più meridionale dell’Africa, nelle regioni settentrionali del Northland, una delle isole che compongono la Nuova Zelanda, ai piedi della cordigliera delle Ande, in Svizzera e in Austria.

I risultati della degustazione
Lo Sforzato o Sfursat di Valtellina è stato il primo passito rosso secco italiano ad ottenere la "garantita", concessa nel 2003. È frutto della selezione delle migliori uve Nebbiolo (grappoli spargoli e sani), che subito dopo la vendemmia vengono stese su graticci in locali asciutti e ben areati detti "fruttai", dove subiscono un appassimento che dura mediamente 110 giorni fino a quando, a fine gennaio, l'uva ha perduto il 40% del proprio peso, ha concentrato i succhi, ha sviluppato particolari fragranze aromatiche ed è pronta per la pigiatura. Seguono 24 mesi di maturazione ed affinamento in legno e bottiglia.
Questa è la sintetica carta d'identità del vino che ieri sera ha inaugurato il nuovo ciclo di degustazioni del Seminario Veronelli nella sua nuova sede di Viale delle Mura 1 a Bergamo Alta.
Si è sottolineata la grande importanza che questa viticoltura estrema e difficile (eroica la chiama qualcuno) ha per la Valtellina, di cui influenza gli aspetti sociali ed economici ma anche paesaggistici, andando al di là del semplice ruolo estetico per divenire un elemento di controllo idrogeologico del territorio. L'immane lavoro compiuto dall'uomo in un paio di millenni per la realizzazione di circa 2.000 chilometri di muri a secco dovrebbe essere presto tutelato dall'Unesco, al pari delle Cinqueterre, come patrimonio dell'umanità.
Lo straordinario terroir che l'uomo ha faticosamente costruito in questa valle consente al Nebbiolo-Chiavennasca di comporre una trama tannica di eccezionale finezza, priva di qualsiasi elemento rustico o astringente, e dotata di un carattere dolce, morbido ed elegante. L'annata 2006 non si è certo risparmiata per permettere alle uve di raggiungere una piena maturità al momento della vendemmia e successivamente ha fornito condizioni ottimali per raggiungere un perfetto appassimento degli acini, privi di muffe o marciumi che potessero compromettere l'integrità delle bucce. Gli Sforzati del 2006 hanno così mostrato immediatamente il loro carattere morbido e maturo, giocato su una buona dolcezza fruttata e corredati da una complessità speziata e floreale di primissima qualità.
Su tutti ha prevalso un vero campione di riconosciuta razza, il celebre Sfursat di Valtellina 5 Stelle di Nino Negri (gruppo Giv) seguito a ragguardevole distanza da un terzetto di campioni guidati dallo Sforzato di Valtellina Albareda di Mamete Prevostini, dallo Sforzato di Valtellina Ronco del Picchio di Sandro Fay e dallo Sfursat di Valtellina di Aldo Rainoldi, senza dimenticare l'ottima performance dello Sfursat di Valtellina (il cosiddetto base) sempre di Nino Negri.
Alla fine della degustazione è iniziato un fitto scambio di opinioni da parte dei numerosi degustatori, così appassionato e coinvolgente da far dimenticare che si stava facendo tardi. Buon segno per il vino di Valtellina!
(Gigi Brozzoni)

 

Permanent link to this article: https://www.slowfoodvalliorobiche.it/le-degustazioni-di-autunno-del-seminario-veronelli-2/