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Feb 05 2022

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5 FEBBRAIO GIORNATA DELLA PREVENZIONE DELLO SPRECO ALIMENTARE

Buttiamo 7 miliardi di euro di cibo, il doppio delle misure contro il caro bollette

Il 5 febbraio la Giornata nazionale per la prevenzione dello spreco alimentare: calcolando tutta la filiera si superano i 10 miliardi

Che c’entra la Giornata della dieta mediterranea, la cui ricorrenza è il 16 novembre, con la Giornata nazionale per la prevenzione dello spreco alimentare che si celebra domani, 5 febbraio?

Apparentemente nulla: la prima è il riconoscimento Unesco allo stile di vita sano e sostenibile per eccellenza; la seconda è la giornata nazionale che ogni anno – siamo alla nona edizione – ci ricorda a quanto ammonta lo spreco delle famiglie italiane e cosa viene gettato nel pattume quando è ancora buono da mangiare. Ma ci sono connessioni nascoste.

Quest’anno il “caso Italia”, rilevazione annuale dell’Osservatorio Waste Watcher International, ci porta qualche novità imprevista, perché il ritorno alla vita sociale, nella convivenza con il virus, ci ha probabilmente resi meno attenti nella gestione e fruizione del cibo. Lo spreco settimanale medio nel 2021 è salito a 595,3 grammi pro capite, ovvero 30,956 kg annui: nel 2020 erano circa 529 grammi settimanali. il dato si accentua a sud (+ 18%), per i nuclei familiari senza figli (+ 12%) e nei centri urbani sotto 100 mila abitanti. Vale complessivamente 7,37 miliardi di euro lo spreco del cibo nelle nostre case: il doppio di quanto ha stanziato il Governo italiano per contrastare il caro energia, e arriviamo a quasi 10 miliardi e mezzo conteggiando anche lo spreco di filiera: in questo caso abbiamo gettato dalla finestra più o meno quanto l’ultima manovra ha stanziato per le infrastrutture nazionali.

Abbiamo pagato quegli alimenti, e adesso dobbiamo pagare per smaltirli. Un costo economico ma anche ambientale: li abbiamo prodotti consumando delle risorse naturali limitate – il suolo agricolo, l’acqua per irrigare, l’energia per muovere le macchine – e li abbiamo distrutti emettendo ulteriori gas climalteranti. Insomma, un contrasto fra qualcosa che anche nel nostro immaginario (talvolta solo in quello) è molto positivo come la dieta mediterranea e qualcos’altro – il cibo buono nella spazzatura – eticamente e moralmente insostenibile. Tanto più ora che una parte crescente della popolazione non solo italiana è “affamata” dalla pandemia che ha aumentato le varie forme di povertà compresa quella alimentare.

Dunque, un legame c’è – e anche forte – fra le due “giornate, quella di Prevenzione dello spreco alimentare e quella della Dieta mediterranea. Se non altro per due evidente ragioni. La prima è che i prodotti che gettiamo maggiormente via sono proprio gli alimenti base della dieta mediterranea: frutta fresca, insalate, verdure, pane fresco… La seconda è perché tutto ciò che sta alla base della piramide alimentare mediterranea – la convivialità, la stagionalità, la filiera corta, l’educazione alimentare, la cultura enogastronomica – promuove da una parte buone pratiche antispreco e dall’altra salute e longevità, come dimostrano tanti studi anche clinici.

Nel corso del 2020 la dieta mediterranea è diventata il faro degli italiani: dopo il primo lockdown 4 italiani su 10 hanno cambiato il loro stile alimentare e 6 italiani su 10 hanno dichiarato di privilegiare un regime nutrizionale ispirato alla dieta mediterranea perché più salutare, con cibi freschi, molta frutta e verdura, legumi e proteine prevalentemente vegetali. Il 43,5% degli intervistati ha dichiarato di aver acquistato più verdure fresche, il 43,1% di aver acquistato più frutta fresca e il 36,8% di aver acquistato più legumi. La maggiore disponibilità di tempo, favorita dallo smart working, ha permesso agli italiani di dedicare più tempo alla cucina e certamente il lockdown ha imposto un corso accelerato di educazione alimentare e di economia domestica.

Non c’è più tempo da perdere, solo cambiando le nostre abitudini a livello collettivo una buona parte dei gas climalteranti causati dallo spreco domestico (chilogrammi finiti nella spazzatura) e da diete sbagliate (chilocalorie finite negli stomaci) verrebbero ridotti drasticamente. Dobbiamo infatti ricordare che al riscaldamento globale prodotto dai gas climalteranti generati dai rifiuti alimentari si aggiunge il riscaldamento individuale (infiammazione) generato da un eccesso di cibo spazzatura che provoca patologie metaboliche (cardiovascolari, diabete…). Dunque ai costi economici ed ambientali sopra richiamati si aggiungono i costi sanitari per curare le malattie legate allo spreco calorico ovvero alla malnutrizione per eccesso. Per un mondo un po’ meno caldo lo sforzo per prevenire lo spreco alimentare (quantità e calorie) e promuovere nel contempo una dieta sana e sostenibile vale la pena.  Fonte:  Huffpost, Andrea Segrè, 04.02.2022

Giornata contro lo spreco alimentare: cosa fanno gli chef per combatterlo?

I cuochi “zero waste”: da Bottura, celebrato dal Time per Food for soul, a Cannavacciuolo, con le ricette del “menu consapevole” fino alla blogger Anne Marie Bonneau e alla tristellata Dominique Crenn. Secondo Coldiretti nella spazzatura degli italiani finiscono in media 31 chili all’anno di prodotti alimentari: 15% in più rispetto al 2021

Una cucina responsabile e consapevole. Ovvero: una tavola in cui nulla si butta e tutto, o quasi, si riutilizza, con un occhio al benessere globale del pianeta. È quella che si dovrebbe apparecchiare sabato 5 febbraio per la IX Giornata nazionale contro lo spreco alimentare. E non solo. Sarebbe infatti auspicabile che diventasse un’abitudine quotidiana tutto l’anno avere rispetto del cibo e dell’ambiente. Che poi significa aver rispetto per se stessi. E per chi ha bisogno. Tagliando gli sprechi alimentari delle famiglie italiane infatti “sarebbe possibile imbandire adeguatamente la tavola dei circa 3,2 milioni di poveri che in Italia con l’emergenza Covid sono costretti a chiedere aiuto per il cibo con pacchi alimentari o pasti gratuiti in mensa o nelle proprie case”. È quanto emerge da un’analisi di Coldiretti su dati Waste Watcher International secondo cui nella spazzatura degli italiani finiscono in media quasi 31 chili all’anno di prodotti alimentari. Vale a dire: circa il 15% in più rispetto allo scorso anno per una valore complessivo di quasi 7,4 miliardi di euro.

E gli chef? Come si comportano i cuochi per mestiere? Il Gusto ha fatto un giro d’orizzonte dentro e fuori i confini nazionali per mettere sul piatto l’approccio di alcuni grandi nomi della food experience. Che hanno adottato la filosofia “zero waste” (no rifiuti) e anche “plastic free” (con l’eliminazione o la riduzione dell’uso della plastica all’interno dei loro locali). 

Massimo Bottura

 In Italia fra gli chef più attivi, in quella che dovrebbe diventare una “missione” a tutto tondo dentro e fuori le quattro mura, c’è Massimo Bottura anima e cuore dell’Osteria Francescana, tre stelle Michelin a Modena e di tante altre miniere di gusto. Nominato ambasciatore dalle Nazioni Unite nel 2020 nell’ambito del Programma per l’ambiente dell’Onu come riconoscimento del suo impegno umanitario e ambientate con Food for Soul,  nella lotta allo spreco alimentare a livello globale con i progetti di Refettorio nel mondo, da Milano a Rio, da Parigi al Messico fino a Ginevra dove ha aperto pochi giorni fa. 

Ha recuperato oltre centinaia di tonnellate di eccedenze alimentari dalle discariche, trasformando gli ingredienti in migliaia di pasti per quanti sono ai margini della società. “Se riusciamo a utilizzare tutti gli ingredienti al massimo potenziale, ridurremo la quantità di rifiuti che stiamo creando e faremo acquisti in modo più efficiente”, aveva detto lo chef celebrato in tutto il mondo al quale un mese fa il Time ha dedicato un lungo articolo dal titolo “Massimo Bottura Wants You to Stop Wasting Your Food” ( Massimo Bottura vuole che tu smetta di sprecare cibo).

La scorsa estate una nuova iniziativa in collaborazione con Fine Dining Lovers: il progetto Why Waste?

Presentando così i video in cui vengono mostrate le ricette che hanno lo scopo di riutilizzare gli scarti: “Ogni anno sprechiamo un miliardo di tonnellate di cibo e il maggior spreco avviene nelle nostre case: il mio team vi mostrerà come ridurlo. Ogni elemento di scarto contiene i presupposti per creare qualcosa di speciale: il mio obiettivo è suggerire come conservare correttamente gli alimenti e valorizzarne tutto il potenziale”. Un ottimo risultato da centrare anche per far si che ci sia una reale inversione di tendenza rispetto alle 185 mila tonnellate di cibo che ogni anno finiscono nelle pattumiera dei ristoranti italici. Così lo scorso settembre in occasione della Giornata mondiale della Consapevolezza sugli Sprechi e le Perdite Alimentari un gruppo di cuochi stellati, da Carlo Cracco a Niko Romito da Claudio Sadler a Caterina Ceraudo, ha messo a punto delle “Chef Box” speciali con un piatto anti-spreco, relativa ricetta e il conteggio delle CO2e emesse dai vari alimenti. 

Risale, invece, a qualche giorni fa il lancio del progetto “Menu consapevole” che vede un altro tristellato come Antonino Cannavacciuolo collaborare con la storica azienda Lagostina per portare avanti la battaglia comune dell’ecosostenibilità in cucina attraverso la realizzazione di piatti di recupero da condividere anche con l’utilizzo della pentola a pressione utile a risparmiare risorse ai fornelli. “Ogni piccolo gesto, anche un menu consapevole, può aiutare a un miglioramento del nostro bene comune, l’ambiente. Ognuno di noi può contribuire a sviluppare una cultura attenta a ridurre gli sprechi” ha sottolineato il giudice napoletano di Masterchef. 

Antonino Cannavacciuolo 

A livello internazionale dove si elargiscono consigliculinari  e buone pratiche è il blog Zero waste Chef sotto la guida della cuoca blogger Anne Marie Bonneau  presente su Instagram con una serie di indicazioni utili, immagini e video sull’argomento. Sempre su Instagram si può trovare, in inglese, anche un gioco di carte in tema: Zero Waste Chef game . 

Infine un esempio che viene dall’America dalla tristellata Dominique Crenn a New York che oltre a stare attenta agli sprechi ha abolito tutta la plastica nel suo ristoranti. Chissà quando anche da noi in tutti i locali si segua questo esempio.  Fonte: IL GUSTO, Luisa Mosello, 05.02.2022

Lo spreco di cibo è in risalita

Lo spreco del 2021 segna un +15 per cento rispetto al 2020 © Ingimage

Con il ritorno alla vita sociale, cala l’attenzione nella gestione domestica del cibo, ma l’Italia resta comunque il Paese più virtuoso nel G8 dello spreco.

La diminuzione dello spreco di cibo domestico in Italia era stata una delle conquiste più significative del lockdown della primavera 2020. Con il ritorno alla vita sociale, nella convivenza con il virus, l’indicatore dello spreco alimentare nelle case italiane torna invece a salire, interrompendo così il trend virtuoso dell’ultimo biennio.

La frutta si conferma il cibo più sprecato © Osservatorio Waste Watcher International, di Last Minute Market / campagna Spreco Zero e Università di Bologna, su monitoraggio Ipsos

“One health, one earth”: la nona Giornata nazionale di Prevenzione dello spreco alimentare

A fotografare la situazione è l’Osservatorio Waste Watcher International con i dati del “Caso Italia” 2022, un’indagine promossa dalla campagna Spreco Zero di Last Minute Market in sinergia con l’Università di Bologna e Ipsos e diffusa in occasione della 9° Giornata nazionale di Prevenzione dello spreco alimentare che si celebra il 5 febbraio e che quest’anno ha come tema “One health, one earth. Stop food waste” per sottolineare come la prevenzione e la riduzione degli sprechi siano elementi chiave a presidio della salute dell’uomo e dell’ambiente.

Gli italiani sprecano quasi 31 kg di cibo a testa all’anno

I dati raccontano che gli italiani gettano in media 595,3 grammi di cibo pro capite a settimana, ovvero 30,956 kg annui: circa il 15 per cento in più del 2020 (529 grammi settimanali). Numeri che si accentuano a sud (+18 per cento di spreco rispetto alla media nazionale) e per le famiglie senza figli (+12 per cento rispetto alla media italiana). Lo spreco del cibo nelle case italiane vale complessivamente oltre 7 miliardi che diventano 10 miliardi e mezzo se si include anche lo spreco alimentare lungo tutta la filiera alimentare.

L’impatto negativo della pandemia

La preoccupazione economica per lo spreco alimentare diventa preoccupazione ambientale osservando l’effetto pandemia sulle abitudini di vita: ben 6 italiani su 10 (59 per cento) valutano che la situazione generale sia peggiorata in ragione del virus tra l’aumento dei rifiuti di plastica (mascherine, guanti, siringhe), la diminuzione dell’utilizzo del trasporto pubblico a favore dell’automobile, l’aumento dello shopping online e del delivery. Per questo gli italiani si dichiarano disposti a mettere in atto alcune varie buone pratiche: innanzitutto la raccolta differenziata (92 per cento), quindi la prevenzione dello spreco alimentare (91 per cento), e la riduzione dell’acquisto di prodotti con imballaggi in plastica (90 per cento). A proposito di packaging un italiano su due oggi si dichiara disposto a pagare fino al 5 per cento in più per una confezione capace di conservare più a lungo un prodotto alimentare.

Un italiano su due si dichiara disposto a pagare fino al 5 per cento in più per una confezione capace di conservare più a lungo un prodotto alimentare © Ingimage

Lotta allo spreco: dalla lista della spesa al frigo la “vecchia maniera” prevale su app e tecnologia

Lo spreco, secondo quanto dichiarato dagli italiani, avviene nella maggior parte dei casi per dimenticanza del cibo acquistato (47 per cento), per deperimento veloce degli alimenti freschi (46 per cento), ma anche per acquisti eccessivi nel timore di non avere abbastanza cibo a casa (33 per cento).

Il primo strumento di contrasto allo spreco rimane così la lista della spesa seguita dalla gestione di frigorifero e dispensa che gli italiani preferiscono fare “alla vecchia maniera”: l’utilizzo delle app e di dispositivi di supporto agli elettrodomestici e dispense di casa non è ancora visto a larga maggioranza come strumento di riferimento nella lotta allo spreco. Meno del 10 per cento dichiara di utilizzarli o di considerarli strumenti utili nella gestione antispreco del cibo, mentre sono i cinesi i più tecnologici del pianeta, in tema di prevenzione dello spreco alimentare: fino al 17 per cento utilizzano app dedicate, in particolare per monitorare il cibo conservato a casa, ma anche per catturare l’invenduto di negozi e ristoranti. 

L’Italia la più virtuosa nel G8 dello spreco

Nonostante la risalita dello spreco alimentare nazionale l’Italia resta comunque la nazione più virtuosa nel “G8”dello spreco che vede i russi a quota 672 grammi settimanali, gli spagnoli a 836 grammi e quindi i cittadini inglesi con 949 g, i tedeschi con 1081 g, i canadesi con 1144 g, i cinesi con 1153 grammi e gli statunitensi con 1453 grammi. Fonte: LIFEGATE, Carlotta Garancini, 04.02.2022

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