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Feb 12 2019

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IL SISTEMA DI PRODUZIONE ALIMENTARE È ORMAI AMBIENTALMENTE INSOSTENIBILE

E lo sarà sempre di più. Alcuni cambiamenti sono necessari

Negli ultimi anni si stanno moltiplicando gli studi sulla sostenibilità ambientale dell’attuale sistema alimentare, prendendo come riferimento il 2050, quando ci saranno nove miliardi di persone da sfamare. Il problema riguarda contemporaneamente agricoltura, zootecnica e abitudini alimentari. Sotto osservazione è in particolare l’influenza sul riscaldamento globale delle emissioni di gas a effetto serra della filiera alimentare, dal campo alla tavola. Il consumo di carne e gli allevamenti zootecnici sono finiti al centro dell’attenzione, e le politiche suggerite indicano la necessità di uno spostamento dal consumo di proteine di origine animale a quelle di origine vegetale.

Come segnala una rassegna pubblicata dal sito Valigia Blu, dai vari studi non emergono numeri univoci sull’impatto climatico della filiera alimentare, in particolare a quanto ammonti la percentuale di gas serra attribuibile all’allevamento del bestiame sul totale delle emissioni di questi gas legate all’attività umana. Tuttavia, tutti gli studiosi concordano che è necessario un cambiamento profondo dell’attuale sistema alimentare globale, che appare già insostenibile.

Infatti, secondo uno studio della Fao del 2016, gli animali da allevamento hanno raggiunto il livello più alto di tutti i tempi: 28 miliardi, di cui l’82% costituito da polli. Negli ultimi vent’anni, i polli da allevamento sono passati da 14 a 23 miliardi di animali, i bovini da 1,3 a 1,5 miliardi, le pecore da un miliardo a 1,2 miliardi, le anatre da 0,9 miliardi a 1,2 miliardi, le capre da 0,7 miliardi a un miliardo, i suini da 0,8 miliardi a un miliardo.

Si tratta di numeri in continuo incremento e ci si aspetta che aumentino in modo sostanziale man mano che la popolazione globale crescerà, in particolare nelle economie in via di sviluppo. Un fenomeno che impone di ripensare l’equilibrio tra agricoltura, allevamento e i diversi utilizzi dei suoli: pascoli, coltivazioni, boschi e foreste. Tenendo presente che la questione non riguarda solo l’impatto delle emissioni di gas serra sul riscaldamento globale, ma più in generale gli equilibri ecosistemici e ambientali.

Le indicazioni che emergono dalle varie ricerche scientifiche indicano tre direzioni verso cui muoversi:

  • misure di adattamento, intervenendo innanzitutto sui sistemi di produzione e gestione di tutta la filiera dell’allevamento degli animali, dalla gestione dei suoli all’individuazione di strumenti culturali e istituzionali per arrivare a un consumo consapevole degli impatti climatici degli alimenti che mangiamo ogni giorno;
  • misure di mitigazione, intervenendo sulla digestione del bestiame, la gestione del letame e un uso più efficiente dei fertilizzanti, favorendo così un maggiore trattenimento dell’anidride carbonica.
  • cambiamento delle nostre diete, il che non significa diventare vegani ma ricorrere a un’alimentazione che privilegi cibi associati a minori emissioni di gas serra.

Fonte: Il Fatto Alimentare, Beniamino Bonardi, 31.01.2019

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