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Feb 09 2022

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L’EDUCAZIONE ALIMENTARE APPRODA A SCUOLA (FORSE): LE 3 PROPOSTE IN PARLAMENTO

Tre milioni di giovani soffrono di disturbi dell’alimentazione, problema aggravato dalla pandemia. L’educazione alimentare a scuola anche per ridurre l’impatto sul Sistema sanitario nazionale

Mangiare bene. Facile a dirsi, molto meno a farsi. Per centrare l’obiettivo di un regime alimentare sano ed equilibrato che non sacrifichi il gusto è indispensabile prepararsi, allenarsi. In una parola, studiare. Cominciando proprio dai banchi di scuola. Sono tre in Parlamento, le proposte di legge per introdurre nell’offerta scolastica, a partire dalle elementari, l’educazione alimentare. Esistono iniziative regionali e locali per promuovere un’alimentazione sana e sostenibile dei bambini e dei giovani, partendo proprio dalla scuola, ma ora si punta ad una normativa nazionale che uniformi gli interventi in questo campo. Non è un vezzo, ma un passo che i promotori delle iniziative legislative considerano importante per arginare il fenomeno crescente dei disturbi del comportamento alimentare, che hanno compiuto, tra il febbraio 2020 e il febbraio di quest’anno, lungo tutta la stagione più dura della pandemia, un balzo in avanti del 30 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Per di più con un preoccupante abbassamento della fascia di età ed un incremento delle diagnosi soprattutto di anoressia nervosa. Una patologia che, se non individuata in tempo e non curata in modo adeguato, può diventare cronica ed avere conseguenze anche molto gravi. 

Secondo i dati del Ministero della Salute in Italia sono circa 3 milioni i giovani che soffrono di disturbi dell’alimentazione, di cui la stragrande maggioranza, il 95,9% sono donne, contro il 4,1% degli uomini. Problematiche di questo tipo si registrano in prevalenza tra i 12 e i 25 anni, ma ultimamente l’età dell’anoressia nervosa si sta abbassando in modo preoccupante: il 20% circa delle nuove diagnosi riguarda la fascia dagli 8 ai 14 anni. Ed è un problema globale, visto che nel mondo sono 70 milioni le persone che soffrono di queste patologie. È stato calcolato che nella maggior parte dei Paesi occidentali una persona obesa costa al sistema sanitario il 25% in più rispetto ad una persona che invece ha un peso che rispetta i parametri di età e altezza. Più di 60 punti percentuali di tali costi è dovuto a ricoveri ospedalieri e questo fa ben comprendere quanto l’obesità sia responsabile di gravi patologie cardiovascolari, metaboliche, osteoarticolari, tumorali e respiratorie. Secondo la proposta di Anna Maria Bernini, capogruppo al Senato di Forza Italia-Berlusconi presidente, dovrà essere il ministero dell’Istruzione a decidere criteri e orari per l’insegnamento dell’educazione alimentare nelle scuole elementari, alle medie ed al liceo. Una nuova materia a costo zero per le casse dello Stato, e con gli organici oggi a disposizione del ministero. Vanno in ogni caso previsti, spiega l’esponente forzista, corsi di aggiornamento per il corpo docente.

“Per i più piccoli – sottolinea nella sua proposta Paolo Russo, collega di partito di Bernini ed ex presidente della commissione Agricoltura della Camera – l’educazione alimentare è necessaria per contrastare i messaggi pubblicitari insistenti che li bombardano continuamente. Per i giovani, insomma, è indispensabile sapere quanto sia utile aver cura di sé per non cadere nelle trappole commerciali e mediatiche, sempre in agguato”. Russo propone due ore settimanali di educazione alimentare, con lezioni tenute da docenti laureati in medicina, in psicologia con specializzazione in disturbi alimentari, in scienze biologiche, in scienze della nutrizione o in scienze dell’alimentazione e nutrizione umana delle facoltà di agraria. Docenti che, naturalmente, dovranno aggiornarsi con corsi ad hoc. Nella proposta Russo è quantificato anche l’onere economico per le casse dello Stato: 100 milioni di euro l’anno.

È sempre di Forza Italia la terza proposta depositata in Parlamento, a firma di Antonino Minardo, che porta a tre le ore settimanali, nel pomeriggio, a meno che il collegio dei docenti non decida diversamente. Né bisogna dimenticare come l’Italia sia in grado di mettere sul piatto, è il caso di dire, una cultura alimentare ed enogastronomica di alta qualità, basata sulla dieta mediterranea. E allora, sottolinea l’esponente forzista, insegniamola fin dalle elementari. Questo, ne è convinto Minardo, potrebbe portare ad una vera e propria rivoluzione culturale capace anche di garantire un sostegno al reddito degli agricoltori locali, che si tradurrebbe in un incremento dell’occupazione nel settore e nelle attività collegate. Senza dimenticare l’impatto positivo che avrebbe sulle strutture sanitarie per quali diminuirebbe, e di molto, il peso delle patologie legate alla cattiva alimentazione e ai disturbi del comportamento alimentare.  Fonte: IL GUSTO, Ferdinando Regis, 09.02.2022

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