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Giu 07 2019

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MONSANTO E GLIFOSATO: “GIORNALISTI” AL SOLDO DELLA MULTINAZIONALE?

Il sito francese Mediapart e altri quotidiani lanciano una durissima accusa contro l’azienda statunitense Monsanto, acquistata da Bayer: avrebbe ingaggiato falsi giornalisti, scienziati e contadini per raccontare al mondo che il suo diserbante al glifosato non è cancerogeno. Di quello stesso diserbante, il Roundup, forse era morto a  soli 53 anni Fabian Tomasi, il contadino argentino che Gaetano Pecoraro aveva incontrato nel 2016

Finti giornalisti  e scienziati per contrastare le notizie negative su ogm e glifosato? L’inchiesta francese portata avanti dal giornale online di indagini partecipate Mediapart sta ricostruendo uno scenario che, se fosse vero, sarebbe sconvolgente nella gestione dell’informazione da parte di Monsanto, la multinazionale americana acquistata dal gruppo Bayer. Un comportamento, se fosse confermato, scorretto e illegale. 

Nel marzo scorso, durante il processo che oppone Monsanto a un uomo che ha utilizzato l’erbicida Roundup, la multinazionale avrebbe presentato come “giornalista” una donna che in realtà lavorava per uno studio di consulenza e relazioni pubbliche, vicino alla stessa Monsanto.

Poco tempo prima il quotidiano Le Monde aveva sostenuto che alcuni articoli del biologo americano Henry Miller sulla rivista Forbes, sarebbero stati scritti per intero dagli stessi dipendenti della Monsanto, per opporsi “scientificamente” alla tesi che il glifosato può provocare i tumori.

Già nel 2012 era emerso che Monsanto si era difesa basandosi sugli studi di un sito internet, “ScienceMedia Center”, che si era poi scoperto essere finanziato al 70% da alcune aziende tra cui la stessa Bayer, proprietaria di Monsanto.

E ancora il quotidiano Le Monde, insieme a France 2, avrebbero poi scoperto l’esistenza di una lista dell’azienda composta da centinaia di giornalisti , “schedati”sulla base della loro simpatia per Monsanto e per lo stesso glifosato.

L’inchiesta di giornalismo partecipativo denominata “Monsanto Papers”, nel 2017, ha poi fatto luce su quello che sarebbe un metodo consolidato: redarre internamente documenti scientifici favorevoli all’azienda e poi farli firmare da scienziati di fama, dietro il pagamento di un compenso.

Dai giornalisti agli scienziati, fino ai falsi contadini: sempre Monsanto, spiega il quotidiano The Indipendent, avrebbe creato in otto paesi europei una rete di contadini, che forti di sito internet, gruppo Facebook e stand ad alcuni saloni di settore avrebbero portato avanti la tesi della non pericolosità del glifosato. Tempo dopo si sarebbe scoperto che queste persone, che avevano firmato petizioni pubbliche a favore del glifosato, in realtà non erano affatto contadini o non sapevano affatto dell’iniziativa.

Recentemente, per la terza volta consecutiva, Bayer ha perso in un tribunale una causa milionaria: il colosso Bayer dovrà risarcire quasi 2,4 miliardi di dollari a una coppia, che si sarebbe ammalata di cancro dopo l’esposizione all’erbicida Roundup, prodotto da Monsanto.

Una sconfitta arrivata appena poche settimane dopo un’altra causa, di cui vi avevamo parlato in questo articolo, nel quale raccontavamo del risarcimento di 80 milioni di dollari pagato a un altro californiano, anche lui ammalatosi di cancro.

Per i giudici l’esposizione al diserbante Roundup era “fattore sostanziale” per il linfoma non-Hodgkin contratto da Edwin Hardeman.

Noi de Le Iene con Gaetano Pecoraro vi avevamo raccontato, nel primo nostro servizio sul tema, la tragica battaglia portata avanti dall’agricoltore argentino Fabian Tomasi, morto recentemente a 53 anni, e di altri contadini dello stesso Paese..

Fabian ci aveva raccontato il suo dramma:  “Tutto è iniziato con questo problema alle dita: le mani sono diventate viola e ho iniziato ad avere deformazioni alla schiena e alle ossa. Adesso ho dolori insopportabili agli organi interni. Quando mangio il cibo mi esce dal naso. Ho dolori ai muscoli, il cuore lo è, e la deduzione è semplice da fare. Mi davano poco tempo di vita: sei o sette mesi, non di più. Invece sono già passati dieci anni”.

Il corpo di Fabian, magrissimo, con la schiena ricurva, le guance incavate, il torace sporgente, era diventato il simbolo della lotta nel sostenere l’esistenza di pericoli per l’uomo nell’uso degli erbicidi e in particolare del glifosato. Una sostanza definita nel 2015 dall’Organizzazione mondiale della sanità come “probabilmente cancerogena”.

“Caricavo gli aerei con tutti i tipi di veleni, ci mangiavamo vicino. Li lavavo e li sistemavo” ci ha raccontato il povero Fabian prima di morire. “Facevamo ‘la bandiera’ senza protezione. Sai cosa vuole dire fare la bandiera? È quello che si ferma in un punto del campo con un’asta e una bandiera, e muovendole segnala all’aereo di passare di lì, prendendosi gli spruzzi dei pesticidi. Generalmente chiedevamo al pilota di spruzzarci perché nei campi c’era un caldo insopportabile”.

Da allora per lui era iniziato l’incubo: “La notte non riesco a dormire, ho paura di non svegliarmi il giorno dopo. Non sopporto i cimiteri: quando piove penso al freddo che sentono i morti”. E alla fine quel freddo ha raggiunto anche il povero Fabian.

In un altro servizio siamo andati a conoscere Theo, il primo bambino a cui è stata riconosciuta una correlazione tra le malformazioni con cui è nato e il contatto con il glifosato. Ha dieci anni ed è un collezionista di piume, conchiglie e medaglie e da quando è nato deve convivere con gravi malformazioni degli organi interni. Ha l’atresia esofagea, i polmoni e lo stomaco comunicano e un’altra malformazione alla laringe: la tracheotomia.

La vera particolarità è che queste malformazioni diagnosticate a Theo, i medici per la prima volta in Europa le hanno ricondotte a una causa ben specifica: il glifosato. Fonte: Le Iene, 03.06.2019

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