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Lug 08 2020

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RIPULIRE IL PIANETA: LA NUOVA MISSIONE DI MICROSOFT

Al via un fondo da un miliardo di dollari per sviluppare tecnologie cattura-CO2 e piani ambiziosi per azzerare l’impronta ecologica dalla fondazione

È una svolta clamorosa ma senza alcun clamore mediatico, quella della nuova Microsoft, che vuole diventare una società cleantech (dedicata solo a tecnologie green). Il colosso del software ha deciso di seguire le orme del suo fondatore Bill Gates, attivo da anni con la moglie Melinda nella filantropia sociale ad alto impatto. L’obiettivo? Provare a salvare il mondo. Stavolta non dalle malattie o dalla povertà materiale ed educativa, ambiti prevalenti della fondazione di famiglia. Bisogna salvarlo dal nemico più insidioso: il cambiamento climatico in atto, in grado di attivare sconvolgimenti ambientali e sociali devastanti.

Nuova strategia salva-ambiente

Per riuscirci, Microsoft si è data una nuova strategia a tutto campo, con due misure di grande impatto. La prima è una carbon tax applicata a ogni divisione di business, che dal 2012 paga per compensazioni ambientali 15 dollari per ogni tonnellata di emissioni causate direttamente e che dal primo luglio paga anche per le emissioni dei clienti mentre usano i prodotti.
La seconda misura è un fondo da un miliardo di dollari per finanziare gli innovatori attivi nella nuova frontiera della Dac (Direct air capture), la cattura dell’anidride carbonica nell’atmosfera. Secondo l’agenzia Bloomberg, il primo bando è già pronto e in rampa di lancio.
Fermare il climate change attraverso le tecnologie sembra velleitario e fa sorridere ironicamente? Faceva sorridere anche la frase del giovane Bill Gates nel 1980: «Porteremo un computer su ogni scrivania e in ogni casa». I partner di Ibm, che gli avevano commissionato il primo sistema operativo (l’MS-Dos), sogghignavano davanti all’apparente megalomania del giovanotto di Seattle: misero a budget di vendere 250mila personal computer in 5 anni. Nel 1983 ne producevano un quarto di milione al mese e li vendevano tutti. Oggi la profezia si è avverata. Meglio non sottovalutare Bill Gates e la Microsoft, quindi.

Un miliardo di dollari per tecnologie cattura-CO2

L’annuncio del piano ambizioso per diventare una società cleantech è stato dato il 16 gennaio e ha preso forma nei mesi del lockdown da Covid-19. Protagonisti della svolta green saranno non solo il colosso da 1.500 miliardi di dollari di capitalizzazione, ma anche i suoi fornitori e clienti e, potenzialmente, gli innovatori green di tutto il mondo, che saranno premiati da fondi ingenti attribuiti tramite bandi. Il Climate innovation fund da un miliardo di dollari, che gestirà questi bandi, è un fondo voluto da una donna (la Chief financial officer Amy Hood) e gestito da un’altra donna (la direttrice Brandon Middaugh). E subito copiato da Amazon, che il 23 giugno ha annunciato il fondo di venture capital Climate pledge fund, da due miliardi di dollari.

L’obiettivo del fondo di Microsoft, per i prossimi quattro anni, sarà finanziare nuove tecnologie mangia-CO2 in grado di ripulire l’aria su vasta scala. Perché? Come ha detto il presidente Brad Smith al lancio della strategia, «non basta non emettere più CO2 o compensarla attraverso azioni positive di contrappeso: nell’atmosfera ci sono duemila miliardi di tonnellate di anidride carbonica emesse dalla rivoluzione industriale a oggi, destinate a durare per duemila anni; bisogna rimuoverle, altrimenti niente potrà salvare il pianeta dal climate change».

Per una società tecnologica come Microsoft, la soluzione sta naturalmente nell’hi-tech. Come di consueto, è il fondatore Bill Gates a tracciare la strada. Il miliardario (accreditato di una ricchezza sui 100 miliardi di dollari) investe da due anni in una delle società leader del settore Dac, la canadese Carbon Engineering, fondata dal fisico superstar di Harvard David Keith.

La società ha già un impianto pilota funzionante, che cattura una tonnellata di CO2 al giorno, e garantisce costi accettabili: 100 dollari per ogni tonnellata di CO2 rimossa. Il gas può essere immagazzinato nel sottosuolo (la cosiddetta carbon sequestration), magari in miniere o pozzi petroliferi esauriti, diventando roccia in due anni, oppure può essere usato per produrre combustibile pulito (combinandolo con idrogeno ricavato dall’acqua e creando idrocarburi sintetici).

Grazie ai fondi raccolti, intende aprire un impianto commerciale in grado di catturare un milione di tonnellate di CO2 all’anno, l’equivalente del lavoro di 40 milioni di alberi e pari alle emissioni di 250mila auto.

L’Italia in pista sul Dac

Un’altra società attiva nel Dac è la svizzera Climeworks, a giugno premiata da un’iniezione di capitali da 75 milioni di dollari e poi inserita nella lista dei Technology pioneers del World economic forum.

La società ha un impianto cattura-CO2 anche in Italia, a Troia (Foggia), realizzato nell’ambito del progetto Store&Go , co-finanziato dai fondi europei Horizon 2020 e coordinato dalla società italiana Engineering: in questo caso, l’anidride carbonica viene usata per produrre metano, impiegando energia da fonti rinnovabili (la cosiddetta tecnologia Power to gas).È proprio su queste tecnologie che il nuovo fondo di Microsoft intende puntare il suo gettone da un miliardo di dollari. Ma questa è solo una delle tante leve identificate per avere un impatto significativo a livello globale.

L’obiettivo di Microsoft: non essere mai esistita a livello ambientale

L’obiettivo finale del colosso di Redmond è probabilmente unico fra le organizzazioni pubbliche e private: non solo essere carbon neutral (cioè al pari fra emissioni inquinanti e compensazioni ambientali) – perché questo già avviene dal 2012 – non solo diventare entro il 2030 carbon negative lungo tutta la supply chain (quindi ultra-compensando le emissioni) ma addirittura trasformarsi entro il 2050 in una società mai esistita per il pianeta, lei e tutti i suoi clienti: priva di impronta di carbonio. Fonte: Il sole 24 Ore, Laura La Posta, 08.07.2020

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